martedì 28 settembre 2010

V Parte

L’Antico Testamento


L’Antico Testamento, detto anche Vecchio Testamento o Antico Patto, fu scritto da vari autori in un periodo che va dal 1200 a.C. al 200 a.C. circa. Nei primi cinque libri, detti Torah, Pentateuco, o libri di Mosè, è narrata la nascita dell’umanità, la sua infanzia e il suo avviarsi verso la maturità. In questi è contenuta anche la legge, o comandamenti, e perciò sono i più centrali dell’intero Antico Testamento. E’ a questi cinque libri che Gesù, Paolo e gli apostoli si riferivano quando parlavano della “legge”. Erano i più centrali all’ordinamento sociale Ebraico. Dopo di questi seguono altri libri storici, poi poetici e infine quelli profetici.

Conoscere il passato è essenziale per capire dove ci troviamo oggi e sapere in che direzione ci stiamo muovendo. Senza riferimenti storici rischiamo di perderci, fermarci o addirittura retrocedere. Ecco il valore di conoscere anche l’Antico Testamento, che invito tutti a studiare, seppure con qualche premessa.

Due testamenti, ma lo stesso Dio
La parola “testamento” denota una sorta di contratto fra Dio e l’uomo. Per ragioni che abbiamo in parte già studiato e che ora approfondiremo, Dio sostituì il vecchio contratto col nuovo. La diversità fra questi due contratti è palese e ci porta quasi a due immagini diverse di Dio, ma non è il caso. Si tratta dello stesso Dio, lo stesso padrone di casa, si potrebbe dire, ma è il contratto che è cambiato e questo determina un rapporto diverso. Anzi, chi ha accettato il sacrificio di Cristo, non è più neanche sotto contratto, ma ha sposato (una forma di contratto) il proprietario ed è diventato erede. Questa metafora non è mia, ma dell’apostolo Paolo, che la usò proprio per descrivere il cambiamento di paradigma dall’Antico al Nuovo Testamento. Paolo dedicò molto inchiostro alle ragioni per cui il nuovo contratto, firmato nel sangue di Gesù, sostituì l’antico, ma ora vedremo le ragioni per cui Dio l’aveva stabilito.

L’inizio di tutto
Genesi è il primo libro della Bibbia e forse il più studiato. Si tratta di un racconto semplice e breve delle origini del mondo e della vita. C'è chi ne affronta la lettura in chiave simbolica e chi invece lo considera un resoconto storico. Questi due approcci diversi sono la causa di un acceso dibattito e non entro in merito perché esistono già tantissimi libri e siti web con materiale attinente. Consiglierei a chiunque voglia di approfondire senza pregiudizi. Avendo probabilmente già studiato Darwin, v’inviterei a familiarizzarvi anche con l’aspetto scientifico dell'intelligent design (disegno intelligente) e del creazionismo, in modo da poter fare una scelta più informata. In ogni modo, in questo studio introduttivo dell’Antico Testamento è necessario affrontare la genesi nella sua interpretazione classica.

Non mi addentrerò in tutti gli aspetti di quel magnifico libro ma voglio rilevarne alcuni che ritengo essenziali a una comprensione più ampia del disegno di Dio. Nella Genesi vediamo che Dio (il Suo Verbo) comunicava con l’uomo e la donna tramite una teofania, il che vuole dire che si manifestava in forma fisica, camminando e parlando con loro come un loro simile. Questo contatto diretto potrebbe dare l’idea che Adamo ed Eva erano avvantaggiati da una comprensione avanzata di Dio, ma non era il caso. Adamo ed Eva, pur essendo fisicamente adulti perché creati tali, erano altrimenti bambini e all’inizio di ogni conoscenza ed esperienza. Basta pensare a ciò che avvenne dopo il peccato, quando sentirono Dio avvicinarsi nel suo solito modo, camminando. Il racconto ci dice che ebbero paura e si nascosero. E’ comprensibile il timore per via della disobbedienza, ma il fatto che credessero di potersi nascondere da Lui, ci dice molto sugli elementi mancanti nella loro comprensione di Dio. Stessa cosa con Caino, che dopo avere ucciso il fratello, incontrò Dio e questi gli chiese dov’era Abele, al che Caino rispose "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?" [1]. Sempre nella Genesi leggiamo che più tardi “si cominciò a invocare il nome del Signore” [2]. Da questi esempi deduciamo che inizialmente l’uomo aveva un’idea molto limitata e infantile di Dio. Solo gradualmente, nel tempo, cominciò a intuire che Dio era assai più grande che quella rappresentazione corporea (teofania) con cui si era finora incontrato. A un certo punto si rese perfino conto che si poteva invocarlo (pregare) per aiuto.

Un Agnello immolato
Per quanto limitata fosse quella prima percezione umana di Dio, il peccato aveva provocato un senso di distacco, di vulnerabilità e insufficienza, che spingeva poi l’uomo a cercare Dio. A sua volta Dio stendeva la sua mano verso di lui e aveva già provveduto una via di ritorno. Il sacrificio dell’agnello di Abele era la raffigurazione di quella via, di una mediazione conciliatoria fra l'uomo e Dio. Si trattava dell’uccisione di un animale innocente che Abele, ancora vegetariano, eseguì probabilmente contro coscienza e quasi certamente solo perché Dio l’aveva indicato. Quell’atto d’obbedienza irrazionale, in pura fede nella sofferenza di un altro per i suoi peccati, fu gradito a Dio e Abele ne ebbe il beneficio. Era ciò che gli permise di ricevere, tramite una recita, un dono di Dio non ancora manifesto nella dimensione terrena - qualcosa d'incomprensibile, che poteva ricevere solo per fede.

Caino, invece, ragionando col proprio senso di religiosità, dubitò il metodo e preferì dare la propria sofferenza a Dio. Offrì il suo sudore, il suo sacrificio, il frutto delle sue mani, invece del sangue di un agnello innocente, che per di più avrebbe dovuto ricevere dal fratello. Ritenne che la sua religione, che è la radice di ogni religione umana, fosse migliore di quella crudele di Abele. Purtroppo i risultati furono la prima persecuzione religiosa con risultante omicidio. Dall'ora in poi questa è stata la conseguenza naturale di ogni religione imperniata sulla presunzione umana, invece che sull'opera e grazia di Dio.

Iniziò così, come descritto nei primi capitoli della Bibbia, quell’avventuroso cammino dell’uomo verso la sua meta finale che, come descritto negli ultimi capitoli, è di rinascere, crescere a immagine di Dio e unirsi a Lui in amore.

Il bambino e la sua storia
Come nella sua infanzia l’uomo poteva percepire Dio solo indirettamente, tramite delle raffigurazioni; come il bambino impara le cose da adulto giocando con giochi che assomigliano alle cose vere, così Dio condusse l’uomo gradualmente verso la sua maturità attraverso delle similitudini. L’intero Antico Testamento è fatto d’illustrazioni storiche, rituali, di recite in cui le verità spirituali e profonde di Dio, erano illustrate con eventi, sacrifici, tabernacoli, templi, sacerdoti, profeti, candelabri, lavacri e feste solenni. Dio aveva bisogno d’illustrazioni, di marionette per così dire, al fine di comunicare con l’uomo nei limiti della sua comprensione.

Il simbolo di Gesù fin dall’inizio
Il primo atto di Dio dopo il peccato, fu un sacrificio animale per dare delle vesti di pelle all’uomo e alla donna. Il primo rito di mediazione fra uomo e Dio fu il sacrificio dell’agnello di Abele. Alcune traduzioni dell’Apocalisse fanno riferimento a Gesù come “agnello di Dio immolato fin dalla fondazione del mondo” [3]. A scapito di quale traduzione si usi, è ovvio che Dio aveva già in mente, fin dall’inizio, questo sacrificio per redimere e riportare l’uomo a se. Giovanni Battista, come vide Gesù, disse: “Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” [4] Gesù era fin dall’inizio quell’agnello immolato per ricoprire l'uomo e la donna di vita. Il sacrificio animale dell’antichità, non era che una piccola recita tramite la quale si rivendicava quel perdono e riconciliazione promessi da Dio, come nel caso di Abele.

Il timore di Dio e la legge
Tramite queste rappresentazioni l’uomo cercava Dio, ma era più per timore che per amore, e non ancora in spirito. Dio, ben sapendo che il suo cammino verso la maturità sarebbe stato arduo, vegliava su di lui, a volte aiutandolo e a volte trattenendolo con mano ferma. Il timore dei giudizi divini fungeva spesso da deterrente contro ogni sorta di male e sono questi castighi che a volte fanno apparire il Dio dell’Antico Testamento intollerante e crudele. La legge Mosaica, per esempio, era severissima e l’infrazione di molti comandamenti comportava la pena di morte.

L’apostolo Paolo disse “Perché dunque la legge? Essa fu aggiunta a causa delle trasgressioni, ” [5] quindi è ovvio che non fosse l’intento iniziale di Dio, il modo in cui voleva rapportarsi all’uomo. Paolo disse che la legge era come un sorvegliante, “Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede” [6]. La severità della legge ebbe quindi una funzione temporanea nel piano di Dio, quella di custodire fino a che arrivasse la maturità in Cristo.

Nell’Antico Testamento, il timore di Dio e delle pesanti conseguenze per trasgressione alla sua legge, tratteneva dal male che la legge stessa definiva. La legge garantiva anche l’ordine sociale e stabiliva una certa rettitudine dell’individuo, sebbene solo esteriormente. Perché la legge agiva tramite imposizioni dall’esterno, non era in se sufficiente a rigenerare lo spirito dell’uomo. La legge era perciò solo un rimedio temporaneo e non ristabiliva l’intento originario di Dio.

Gesù riporta all’intento originario
Per questo Gesù offrì se stesso in sacrificio per noi, il che soddisfò appieno la giustizia richiesta dalla legge per i nostri peccati. La legge fu così adempiuta e il suo ciclo terminato. Amandoci fino alla morte, Gesù ci riscattò da ogni costrizione legalista e dalla religiosità esteriore, quella che controllava il comportamento solo dall’esterno e faceva perno sul timore di Dio e delle conseguenze per disubbidirgli. In Gesù la mano tesa di Dio afferrò quella dell'anima protratta a Lui, traendola a Se e causando una rinascita spirituale. Da quel momento subentrò un invito a un rapporto nuovo, libero e di amore con Lui. Questo era l’intento originario, fin dalla creazione, ma non era attuabile fino a che l’uomo non fosse maturato nel suo desiderio sincero di comunione spirituale con Dio [7]. E’ questo desiderio che porta eventualmente a riconoscere e accettare quell’invito di Dio a nuova nascita [8]. In quel momento, per quell'anima, la legge Mosaica scade. Il potere inibitorio della paura di Dio e dei suoi castighi, non è più lo strumento adatto ed è sostituito dal potere liberatorio dell’amore per Dio e gli altri. Per l'anima avviata in questo nuovo rapporto con Dio, il Vecchio Testamento è finito.

Sincretismi dai due Testamenti
A causa dell’ampia diversità fra i due testamenti e la difficoltà ad armonizzarli fra loro, alcuni movimenti cristiani del passato pensarono perfino di escludere l’Antico e tenere solo il Nuovo. In effetti, l’avere due Testamenti diversi nello stesso libro, crea un po’ di confusione, specialmente per chi è agli inizi del suo cammino di fede. Molti, infatti, ignari delle ragioni del cambiamento da Antico a Nuovo, attribuiscono ad ambedue lo stesso valore. Cadono così nell'errore più comune del cristianesimo, cioè utilizzare elementi da ambo i Testamenti per creare dei sincretismi. Il più noto è quello di mischiare i comandamenti di Mosè con gli insegnamenti di Gesù, come fece la Concisione Ebraica, che Paolo oppose ripetutamente nelle sue epistole. Ma come Paolo fece uso dell’Antico Testamento per presentare il suo caso a favore del Nuovo, anche noi ne abbiamo bisogno. E’ vero che l'Antico è passato, come un contratto scaduto, ma senza conoscerlo non si può apprezzare il nuovo né capirne il significato. Per questo fu incluso nel canone Biblico e non si può trascurarne lo studio.

Essere equilibrati nello studio
Premetto, però, che una lettura costante dell’Antico Testamento tende a causare degli scompensi. Per esempio, può portare verso una religiosità che dà più importanza alle regole e al ritualismo esteriore, invece che a un rapporto personale con Gesù e al vivere secondo i principi d’amore da lui insegnati. Oppure si può finire col giustificare la guerra, o il razzismo, cose che appaiono sanzionate nell’Antico Testamento. Non è raro, infatti, incontrare chi attribuisce lo stesso valore del vangelo all’Antico Testamento, ma cristiano vuole dire seguace di Cristo e Gesù non condonò la violenza, la vendetta e l’aggressione verso gli altri, anzi, insegnò esattamente l’opposto.

Considerazioni finali
Se il cristianesimo è nettamente e solamente il Nuovo Testamento, perché allora tenere e leggere il vecchio? Innanzitutto perché, come abbiamo visto, è lo stesso Dio e se possiamo approfondire e capire le ragioni del passato, capiremo inoltre le ragioni del presente e futuro. Capiremo perché il Nuovo abolì l’Antico e fu cambiata la legge del timore con la legge dell’amore, affinché non da bambini, che hanno bisogno di tutore, ma da adulti scegliessimo liberamente di unirci a Lui. Intravedremo inoltre la meta finale del programma di Dio.

Come nell’Antico Testamento l’uomo partecipava a una temporanea riconciliazione con Dio tramite il sacrificio dell’agnello. Come l’aspersione del suo sangue sulle porte li salvò dall’angelo della morte, così ora il sangue di Gesù ci salva dalla morte e ci riconduce a Dio. La differenza è che nell’Antico Testamento c’erano delle raffigurazioni, “un’ombra di beni futuri” [9], come li chiamò Paolo. Nel Nuovo Testamento, invece, Gesù è il sacrificio finale e originale, che rende le previe raffigurazioni obsolete.

Come la donna non gioca più con le bambole quando si sposa, concepisce e diventa madre, così anche il cristiano non gioca più alla religione delle raffigurazioni, dopo che ha incontrato lo sposo. L’antica religione ha cessato il suo scopo preparatorio e ha dato spazio alla vera vita con Dio.

La religiosità umana
Ancora oggi, nel suo stato naturale e prima d’intraprendere un rapporto maturo con Dio, l’uomo è in balia di varie immagini di Dio, proprio come la bambina che vede nelle bambole un’immagine della vita futura di madre. Incapace di operare una maturazione e avvicinarsi a Dio con le proprie forze, l’uomo rimane aggrappato a ciò che percepisce visibilmente come religioso. Anche il Nuovo Testamento può, in questa condizione, diventare Antico. Ci si può legare a degli aspetti pratici del nuovo e renderli ritualistici, o prendere certe ammonizioni Paoline e farne una nuova legge, giudicando chi Gesù ha detto di non giudicare. Insomma, si può essere nel Nuovo come pagina, ma nel Vecchio come spirito.

Come Caino, che non era irreligioso e volle sacrificare, ma pensò di trovare favore con Dio tramite il suo sforzo personale. Così anche nella legge di Mosè, in cui l’uomo vide l’occasione di rendersi perfetto con le proprie forze. Ma Dio l’aveva data per arginare l’iniquità e questa agiva solo esteriormente e forzatamente sul suo comportamento. Non poteva produrre una nuova vita dello spirito, come neanche la religione di per sé può, ma solo Dio.

Paolo disse perfino che la legge rafforzava e definiva il peccato “io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: "Non concupire" [10]. Nell’Antico Testamento i comandamenti definivano cos’era peccato e perciò ne rafforzavano la consapevolezza, ma la libertà dal peccato e la riconciliazione con Dio, erano invece legate al sacrificio animale. Questo comportava un atto di fede in qualcosa d’inspiegabile, invece di una laboriosa aderenza a una disciplina religiosa. Era antecedente alla legge, iniziò con Abele, continuò con Abramo, fu affermato da Mosè ed era sempre un’illustrazione del sacrificio di Cristo, di quel Nuovo Patto non ancora manifesto, ma che fu stabilito fin dall’inizio.

Fu lo stesso spirito Cainico degli uomini, alimentato dalla presunzione religiosa, cui la legge offriva un appiglio, che uccise l’agnello di Dio. Come la semplice fede di Abele umiliò Caino, Gesù umiliò il futile tentativo dei religiosi di salvarsi da soli tramite il loro legalismo religioso. L’uomo naturale adora la religiosità, e non Dio, perché la religiosità esalta la sua presunta bontà, rettitudine e santità. La religiosità è spesso il metodo con cui l’uomo cerca di rendersi spirituale con le proprie forze. Gesù è la fine della religiosità esteriore e l’inizio del ritorno a Dio in un rapporto vero e sincero, senza l’artificiosità della religiosità umana.

La religione Cainica degli uomini sparse il sangue del vero agnello di Dio, Gesù, adempiendo così il Suo progetto di redenzione. Il cerchio si chiuse nel giorno in cui l’uomo odiò Dio così tanto da volerlo uccidere e Dio amò l’uomo così tanto da morire per salvarlo. La massima malvagità contro l’infinito amore, e l’amore vinse. Il prezzo del nostro peccato fu pagato e la legge, che lo richiedeva, fu adempiuta e superata. Ora, tramite Gesù, ogni uomo che lo desideri può essere perdonato e pienamente accolto in Dio.

Il filo conduttore
Qualcuno potrebbe obbiettare che in questa parte dedicata all’antico testamento, abbiamo parlato di tutt'altro che del materiale in esso contenuto. Come negli altri casi ripeto che lo scopo di queste pagine introduttive non va inteso come riassunto dei contenuti, che vanno invece studiati direttamente sulla Bibbia. Il mio intento era sempre quello di dare delle chiavi interpretative per rendere più facile e comprensivo lo studio. Un altro mio intento, specialmente nel caso dell’antico testamento, era quello di mostrare quell’unico filo conduttore che passa dalla Genesi all’Apocalisse, e oltre. Gesù è quel filo conduttore, l’inizio [Nel principio era la Parola] [11], il cuore [la parola fu fatta carne] [12], e la fine della Bibbia [Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine] [13]. Lo vediamo nel giardino dell’eden, poi con Abramo, con Mosè, nella fornace con i tre amici di Daniele, nella mangiatoia, sulla croce, e un giorno lo vedremo nel suo ritorno nelle nuvole, e infine nelle meravigliose nozze dell’agnello.

La Bibbia, incluso l’Antico Testamento, è la più affascinate storia d’amore che esista. Un Dio d’amore crea altri da amare e con cui condividersi. Li pone in una dimensione temporanea, dove sa che si allontaneranno, ma che ultimamente torneranno a lui. Rimane nascosto, senza interferire nelle loro scelte e li guarda crescere. Li guarda fare scelte giuste e sbagliate, e sa che inevitabilmente questo li preparerà per il loro destino finale con Lui. In questo modo e in questa dimensione, gli uomini partecipano alla loro stessa creazione, decidendo la loro natura eterna con le loro scelte. Si autodeterminano, fino a che, come liberi esseri cercheranno Lui. E lui era sempre lì che li aspettava, corteggiava e preparava per un’eternità insieme, che va di là da ogni immaginazione. E’ la più grande avventura che esista e non c’è romanzo o saga che vi ci possa comparare, e il finale è estremamente lieto.

Qualcuno dirà, “ma non per chi va all’inferno”, ma c’è una risposta anche per questi e la serbiamo per uno studio futuro.

A questo punto vi augurerei una buona lettura dell’Antico Testamento, ma me ne guardo in quanto, considerata la lunghezza, per alcuni potrebbe sembrare piuttosto un mal-augurio. Penso che un approccio più ragionevole sarebbe quello di usare un segnalibro e leggere l’Antico Testamento pochi capitoli per volta. La prima parte, quella storica, è piena di avventure e storie accattivanti che creano una lettura piacevole, anche per quei momenti quando non si ha voglia di pensare troppo. I salmi sono ideali per quando vi sentite un po’ giù. I proverbi contengono saggezza che non scade mai. I profeti, invece, richiedono una buona conoscenza della storia li tratteremo nella prossima parte.


1. Genesi 4; 9
2. Genesi 4; 26
3. Apocalisse 13; 8
4. Vangelo di Giovanni 1; 29
5. Epistola di Paolo ai Galati 3; 19
6. Epistola di Paolo ai Galati 3; 23 e 24
7. Vangelo di Giovanni 4; 23
8. Vangelo di Giovanni 1; 12,13
9. Epistola agli Ebrei 10; 1
10. Epistola ai Romani 7; 7
11. Vangelo di Giovanni 1; 1
12. Vangelo di Giovanni 1; 14
13. Apocalisse 22; 13