Sebbene incorra il rischio di essere ripetitivo, c’è un elemento importante del cambiamento fra l’Antico e il Nuovo testamento che merita particolare attenzione. Si tratta dell’elemento timore, o paura. Nell’Antico Testamento si trovano dozzine di brani che indicano un Dio da temere e il timore di Dio come elemento fondamentale per evitare il male. Basta considerare questi brani dai proverbi di Salomone: “Il timore del Signore è il principio della conoscenza - Il principio della saggezza è il timore del Signore - Il timore del Signore è fonte di vita e fa evitare le insidie della morte” [1].
Nel nuovo testamento troviamo invece un approccio diverso, in cui prevale notevolmente l’invito a corrispondere a un Dio d’amore con amore. Eccone un esempio: “Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi … Dio è amore; e chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio rimane in lui … Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi, chi ha paura non è perfetto nell'amore. Noi lo amiamo perché egli ci ha amati per primo … Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi” [2].
I comandamenti e la paura
Si tratta di una netta differenza, radicata nelle ragioni del cambiamento dall’Antico al Nuovo Testamento. Come abbiamo visto, nell’Antico Dio guidava tramite dei simboli e illustrazioni di cose spirituali non ancora manifeste. Allo stesso tempo tratteneva il suo popolo dalla malvagità tramite leggi ferree con conseguenze gravi per chi le infrangeva. La paura della pena di morte, per esempio, era un forte deterrente. Ugualmente abbiamo visto che l’uomo non conosceva Dio e perciò non lo poteva amare direttamente. Lo Spirito di Dio, per esempio, era un dono riversato solo sui re e i profeti. Il timore di Dio non era altro che timore dei suoi castighi e faceva si che molti temessero disubbidirlo. Era il metodo di controllo di un popolo che lo conosceva indirettamente tramite sacrifici animali e rigide leggi. Un rapporto distante che poi cambiò con la venuta di Gesù.
La libertà e l'amore
In Cristo il rapporto con Dio è equiparato a un matrimonio e il credente entra in una relazione diretta e intima che lo rende non più estraneo ma parte della famiglia di Dio. “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio.” [3] “… sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata.” [4] Questo è il rapporto che Gesù cerca con noi, amici, fratelli e infine sposa.
Ma il rapporto iniziò con un’infanzia, dove il bambino non era in grado di rispondere a ragionamenti da adulto. Aveva bisogno di regole e di temere e rispettare i genitori, ma poi crebbe, diventò adulto ed era ora di sposarsi. “Io ti passai accanto, ti guardai, ed ecco, il tuo tempo era giunto: il tempo degli amori … ti feci un giuramento, entrai in un patto con te, dice DIO, il Signore, e tu fosti mia [5]. Dio aspetta che maturiamo per entrare in un rapporto di amore con noi, diverso da quello di un genitore. “Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande e lo dico riguardo a Cristo e alla chiesa [6]. “finché l'erede è minorenne … è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre. Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo tenuti in schiavitù … ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione” [7].
E’ chiaro che chi non è entrato in un rapporto vivo e personale con Gesù non è neppure entrato nella libertà che Lui offre “… dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà.” [8]. E anche il cristiano che conosce lo Spirito del Signore, non sempre gestisce bene la sua libertà. Per questo Paolo scrisse “fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri” [9]. Perché, allora, Dio ci libera dalla legge, dalle costrizioni e specialmente dalla paura, se sa che a volte saremo immaturi e abuseremo della nostra libertà? Dio ci libera perché cerca un rapporto più profondo con noi, che viene solo dall’amore spontaneo, e non dalla paura.
Religiosi per timore
La paura ci rende religiosi, ma per motivi egoistici. La paura ci rende superstiziosi - ci fa pensare che attraverso certe azioni possiamo scongiurare la sventura, o comprare l’aiuto di Dio. La paura ci spinge verso di Lui, ma solo per quello che vogliamo da lui. La paura ci rende incapaci di amare, ci fa implodere in noi stessi e ci rende egocentrici. La paura non è da Dio, e sebbene appare che Dio l’abbia richiesta in tempi antichi, ora ci chiede di sostituirla con la fede e l’amore.
Potere tramite la paura
Purtroppo, in campo religioso, la paura è anche uno strumento che l’uomo usa per prevalere sugli altri. Gli psicologi hanno spesso diagnosticato varie forme di psicosi indotte da insegnamenti religiosi che alimentavano ansie e fobie. Molti religiosi hanno predicato il Vecchio Testamento invece del Nuovo e usato la paura come strumento di controllo dei fedeli. Hanno predicato la paura dell’inferno e dei giudizi di Dio più che l’amore di Dio. Altri, addirittura, hanno approfittato della malattia, debolezza psichica e vulnerabilità di alcuni per assoggettarli a sé e crearsi un seguito. Altri ancora hanno usato la paura e i sensi di colpa per estorcere denaro. A livello istituzionale il modo più esteso in cui la paura è usata è per trattenere i fedeli dal migrare verso altre chiese. La maggior parte delle istituzioni cristiane rivendica un monopolio su Dio e reclamano il diritto di elargire o no la Sua misericordia. Con un’elaborata teologia inducono nei fedeli la paura di perdere l’unica possibilità di salvezza, che affermano di avere solo loro. C’è chi attribuisce questi metodi al fenomeno delle sette moderne, ma non è così. E’ un metodo antichissimo che purtroppo funziona e da potere a chi lo usa, i quali non lo cedono volentieri.
Il rispetto e l'invito di Gesù
Questi erano solo alcuni esempi di come la paura è usata nella religione per l’interesse umano e contro lo spirito di Cristo. Gesù non utilizzò mai la paura per ottenere o mantenere seguaci. Il suo è sempre e solo un invito d’amore “Se uno vuol venire dietro a me … “ [10], “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui” [11]. Non ci sono forzature con Gesù. Lui non ci spaventa a seguirlo. E’ un vero gentiluomo e insegnò “ Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero" [12].
Il giogo di Gesù quindi non è quello opprimente dell’ansia e del timore. Gesù ce ne ha liberati col suo sacrificio d’amore sulla croce. Entriamo nella sua gioia e libertà e non lasciamo che nessuno, nemmeno noi stessi, ci ponga di nuovo sotto il giogo dell’ansia e della paura.
1. Proverbi 1; 7, 9; 10 e 14: 27
2. 1 Giovanni 4; 16 a 19 e 1Giovanni 3; 16
3. Vangelo di Giovanni 15; 15
4. Apocalisse 19; 7
5. Ezechiele 16; 8
6. Efesini 5; 31,32
7. Galati 4; 1 a 5
8. 2 Corinzi 3; 17
9. Galati 5; 13
10. Marco 8; 34
11. Apocalisse 3; 20
12. Matteo 11; 28 a 30