venerdì 17 settembre 2010

II Parte

I Primi Cristiani


A questo punto, avendo dai vangeli, un’immagine di com’era Gesù, teniamole ben salda in mente e facciamone il criterio di valutazione per quello che leggeremo dopo. Naturalmente il prossimo passo è lo studio del primo cristianesimo, raccontato da Luca negli Atti degli Apostoli, che segue i quattro vangeli. Si tratta di una lettura piacevole, ma sulla quale devo fare una premessa. Chiaramente il primo cristianesimo fu quello iniziato da Gesù stesso, quindi l’originale cui anche noi dovremmo fare riferimento, ma non è sotto ogni aspetto sempre il modello migliore, e vedremo perché.

Gli Atti degli apostoli, definito da alcuni critici un racconto romanzato, si è dimostrato invece storicamente accurato e il migliore sugli eventi del primo cristianesimo. C’è tanto che possiamo e dobbiamo imparare da questo libro. Inizialmente vedremo il ruolo dello Spirito Santo come potenza viva ed efficace, che infuse nei primi cristiani la forza per vivere e dare testimonianza di Gesù - vedremo grandi miracoli che Dio compie per propagare il suo messaggio e proteggere la sua giovane chiesa- vedremo l’unità dei primi cristiani e il loro spirito d’amore e sacrificio comune – e vedremo anche un diverbio, le cui cause esistevano già nei giorni di Gesù. E' la storia del primo scisma fra cristiani, cui le epistole di Paolo fanno spesso riferimento. E' un conflitto che vale la pena studiare e capire bene, perché si protrae fino ad oggi.

Leggendo il libro degli Atti è determinante notare anche quello che non c'è scritto. Per esempio se vediamo che un aspetto della nostra religione cristiana non è menzionato come parte del cristianesimo di allora, sarebbe opportuno anche per noi metterlo da parte per ora e tornare alla semplicità originale. Non dico che non esistano altri aspetti validi della nostra fede, cose che sono subentrate dopo, ma entreremo in merito in un secondo tempo. Per ora, come nella costruzione di una casa, è opportuno andare per ordine... prima le fondamenta, poi le mura, ecc.

D’altra parte noteremo anche certe pratiche dei primi cristiani che erano più che altro parte di un retaggio culturale giudaico, e che giustamente furono abbandonate nel tempo. A riguardo è opportuno guardare le circostanze sociali e culturali del tempo.

Il contesto storico-culturale
Gli Ebrei erano il popolo cui Dio, tramite Mosè, aveva dato le sue leggi, i cosiddetti comandamenti. Per avere un'immagine di come queste leggi influivano sulla società ebraica, si può trarre un’analogia con la Sharia islamica. Uso quest’esempio non perché le due cose siano identiche, ma perché nell’odierno la cosa che più si assomiglia alla realtà di quel tempo, è un qualsiasi paese in cui la Sharia sia non solo etica religiosa, ma anche il sistema giuridico ufficiale. Allo stesso modo, nell'Israele dei primi cristiani, le leggi mosaiche erano sia legge applicata sia dottrina di Dio. Non esistevano distinzioni fra le due cose, che regolavano non solo l’ordinamento sociale, ma esprimevano anche la volontà di Dio. Purtroppo, in questa condizione, gli abusi della legge erano spesso commessi in nome di Dio. Coloro che esercitavano potere lo facevano sia legalmente sia spiritualmente e opprimevano il popolo in nome di Dio. Gesù arrivò in questa realtà e vi si scontrò brutalmente - specialmente con i capi religiosi, gestori della legge, che ben presto lo vollero crocefisso. Non fu diverso per i suoi seguaci, che subirono la stessa ira da parte della stessa gerarchia.

L’inizio di una nuova era
Nonostante l’ostracismo del sistema vigente e grazie ai tanti miracoli e potenti manifestazioni dello Spirito Santo, i primi cristiani si moltiplicarono rapidamente. Questi, inclusi gli apostoli, derivavano tutti da quella cultura ebraica che abbiamo appena descritto e, per quanto fossero penosamente consapevoli delle sue lacune, ne erano pur sempre condizionati. Un aspetto di questo condizionamento, era il sentirsi parte di un’elite privilegiata in virtù della loro discendenza da Abramo - di essere il popolo prescelto da Dio e suoi rappresentanti nel mondo. Ai loro occhi i pagani erano invece degli “infedeli”, non di pari dignità e una sorta di razza inferiore. Con questi evitavano ogni contatto per timore di esserne contaminati.

Molti dei primi cristiani avevano fatto parte di quella folla che inizialmente rigettò Gesù perché non corrispondeva alla loro idea del Messia. Questi non li aveva liberati dai romani, resi potenti e ristabilito il trono di Davide, come intendevano sarebbe avvenuto col Messia. Più tardi, vista e provata la potenza dello Spirito Santo, riconobbero in Gesù la mano di Dio, ma questo non fu sufficiente a dare loro una nuova cultura e continuavano a essere Ebrei in religione, regola, cultura e attitudine verso il mondo esterno. Il cristianesimo dei primi decenni a Gerusalemme era per lo più Antico Testamento con l’aggiunta di un nuovo personaggio, Gesù. Se Dio non fosse intervenuto per apportare dei cambiamenti più rilevanti, il cristianesimo sarebbe rimasto una setta all’interno dell’ebraismo.

Come fece Dio a cambiare le cose? Nel libro degli Atti vediamo alcuni eventi cruciali. Il primo è in Atti capitolo dieci, dove Pietro ricevette una rivelazione da Dio che lo istruiva a non considerare immondi i pagani, siccome per lui non v’era differenza fra ebreo e pagano. L’enormità del problema si esprimeva nella frase di Pietro, quando in obbedienza alla visione di Dio, entrò in casa di un romano e disse: "Voi sapete come non sia lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero o di entrar in casa sua; ma Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato [1]. Niente di più chiaro, eppure non bastò ad apportare cambiamenti significativi. L'evento tramite il quale Dio prese il timone del cristianesimo per fargli cambiare rotta, arrivò invece poco più tardi e fu la conversione dell'Apostolo Paolo.

Paolo, fariseo letterato e zelante della tradizione ebraica, si era inizialmente scagliato contro la minaccia della nuova setta cristiana. Dio intervenne e lo accecò, poi gli riaprì gli occhi e, finalmente, Paolo ci vide - riconobbe in Gesù il Messia, l'autore del Nuovo Patto e tutto cambiò. Paolo diventò l’apostolo per eccellenza, colui che guidò il cristianesimo nella sua trasformazione da setta giudaica a chiesa universale.

Non ben accetto a Gerusalemme, Paolo se ne andò altrove. In altre nazioni predicò il vangelo ai pagani, senza l’ingombro dell’antica religione ebraica, che per lui era stata superata da Cristo. Il suo successo fu enorme e, con lo Spirito di Dio che lo sosteneva, il suo modello di cristianesimo si sparse rapidamente fra i popoli non ebraici. Eventualmente si sviluppò una profonda spaccatura con la chiesa madre di Gerusalemme, che non accettava ben volentieri né Paolo né i suoi nuovi cristiani. Se non fosse stato per il suo successo, avrebbero preferito ignorarlo, ma per via dei numeri che lui portava a Cristo, dovettero eventualmente confrontarsi con lui.

La chiesa di Gerusalemme non riteneva che Paolo insegnasse il cristianesimo secondo la retta via. Per essere cristiani, questi affermavano che occorreva prima adeguarsi ai requisiti delle leggi Mosaiche. Per loro, infatti, il cristianesimo non era che un supplemento all’unica vera religione, cioè quella del Vecchio Testamento. Paolo affermava invece che con Cristo era iniziata una nuova era, un Nuovo Testamento, che rendeva l’antico sorpassato per il cristiano.

Lo scontro fra questi due modi d’intendere il cristianesimo fu così severo che non si risolse mai e sfociò perfino in uno scontro aperto fra Paolo e Pietro [2]. Fu anche la causa del primo concilio di Gerusalemme [3] che si risolse con un compromesso, ma non fermò il diverbio.

Paolo rimase ai margini della chiesa ufficiale e le sue idee mal accette dai suoi colleghi a Gerusalemme. Le cose rimasero tali fino a un evento catastrofico che era stato dettagliatamente profetizzato, ma il cui adempimento non è descritto nel libro degli Atti. L’evento fu la distruzione di Gerusalemme nel 70 D.C., e per conoscerne i particolari occorre ricercare altre fonti storiche. Fu d’allora che quel ramo originale del cristianesimo, che osservava la vecchia religione ebraica, perse il suo ruolo di centralità. I cristiani cosiddetti della concisione (perché ebrei circoncisi) emigrarono altrove, molti verso l’Arabia, e si suppone che furono i loro discendenti con cui Maometto apprese le sue nozioni di Gesù - il che spiegherebbe perché il Corano riflette un’opinione di Gesù comune in certi settori dell’ebraismo cristiano, dove Gesù era visto più come profeta che iniziatore di un nuovo patto.

A caro prezzo, con la distruzione di Gerusalemme e la diaspora degli ebrei, inclusi i cristiani della concisione, il cristianesimo finalmente maturò e tagliò il suo cordone ombelicale al Vecchio Testamento. Paolo, da voce fuori coro, diventò invece il primo soprano. La sua visione per un cristianesimo universale fu finalmente riconosciuta e altri lo seguirono a proclamarla in tutto il mondo. Infine i suoi scritti, e quelli del suo discepolo Luca, divennero la maggior parte del Nuovo Testamento.

Con questo vi lascio alla vostra lettura degli Atti degli Apostoli, che sono sicuro troverete affascinate.

Buona lettura.


1. Atti degli apostoli 10; 28
2. Epistola di Paolo ai Galati 2
3. Atti degli apostoli 15