domenica 19 settembre 2010

IV Parte

Giovanni


Giovanni fu l’ultimo degli apostoli a scrivere un vangelo e tre epistole. Quello che lui scrisse è notevole, degno di studio e riflessione particolare. Giovanni non fu solo uno degli apostoli scelti da Gesù, ma fu “quello che Gesù amava” [1]. Fu il più giovane degli apostoli, l’unico presente alla crocefissione e colui cui Gesù affidò sua madre.

Giovanni era quindi molto vicino a Gesù e fu un testimone oculare. Nel suo vangelo, però, non comunicò solo la storia di eventi vissuti col maestro, ma soprattutto quelle convinzioni teologiche che col tempo avevano maturato in lui. Giovanni, infatti, omise molti degli eventi già narrati negli altri vangeli e ne aggiunse altri. Chi legge ha l’impressione che Giovanni scrisse per completare, per aggiungere quello che gli altri avevano ignorato e per spiegare quello che non avevano ancora capito.

Giovanni, definito il teologo per eccellenza, visse qualche decennio oltre ai suoi compagni apostoli e andò oltre, diventando la personificazione di quello che Gesù aveva predetto, “Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità” [2]. Come abbiamo già notato, i discepoli non conoscevano Gesù pienamente mentre egli viveva con loro. Tante cose le capirono solo dopo la sua morte e resurrezione, e altre ancor più tardi. Giovanni vivendo più a lungo, fu perciò recettore di più rivelazioni sulla natura e missione di Gesù.

Inoltre, con la scomparsa degli altri apostoli e primi testimoni oculari, stavano affiorando dei “nuovi vangeli” che deviavano, sia dai fatti sia dagli insegnamenti. Erano storie non autentiche, che oggi definiamo apocrife, e parte della sua prima epistola, Giovanni la dedicò proprio a respingerne una. Si affermava in questa che Gesù non era “venuto nella carne” [3], cioè non era divenuto umano con un corpo di carne, ma era rimasto essenzialmente spirito, come un fantasma o una sorta di alieno. Giovanni ebbe quindi anche il compito di respingere alcune di queste prime falsificazioni cristiane.

Indubbiamente la sua opera maggiore fu quella di confermare, approfondire e completare quella che Gesù aveva definito una rivelazione progressiva di sé, e lo fece stupendamente. Nei suoi scritti Giovanni ci diede più verità di chiunque altro. “Nel principio era la parola e la parola era con Dio e la parola era Dio. E la parola fu fatta carne. A chiunque l’ha ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio. Bisogna nascere di nuovo. Non da volontà d’uomo, ma da Dio. Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito figlio affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna. Dio è amore” [4].

Giovanni andò oltre ai semplici eventi storici e risalì alle origini del tempo, dove ci s’incontra con chi guida la storia, “prima che Abramo fosse, io sono” [5]. Nelle parole di Gesù, che Lui citò più di chiunque altro, ci diede un incomparabile spiraglio nella mente di Dio, anzi nel Suo cuore, e ci disse che Gesù venne per amore, visse per amore e morì per lo stesso.

Dio è Amore
Nella sua prima epistola, Giovanni ci dà ciò che nessun altro aveva ancora carpito così profondamente, cioè che Dio è essenzialmente Amore. Che ci ha amato così tanto da dare suo figlio per noi, per caricarsi dei nostri peccati e renderci giustificati per fede. Un regalo inestimabile, che la teologia di Paolo già insegnava, ma che Giovanni rivelò ancora più profondamente. In parole semplici, ma inequivocabili, Giovanni disse: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” [6].

Questo concetto, già implicito nell’antico testamento, fu poi rivelato da Gesù con parole citate nel vangelo di Matteo: “E uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: "Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?" Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti" [7]. La legge significava i libri di Mosè con i comandamenti e i profeti erano i libri profetici, in pratica l’Antico Testamento. Gesù aveva quindi affermato che questo si sommava tutto in due semplici regole, ama Dio e ama gli altri. A questo Paolo dedicò un intero capitolo, 1° Corinzi 13. Nei capitoli precedenti aveva appena descritto i vari doni dello Spirito Santo e i corrispettivi ruoli che questi conferivano ai credenti. Terminava poi affermando che tutte quelle capacità e mansioni non valevano assolutamente niente se non erano praticate in amore.

1Corinzi 13

1 Quand'anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova. 4 L'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, 5 non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; 6 non si rallegra dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità, 7 tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 L'amore non viene mai meno; ma le profezie saranno abolite, le lingue cesseranno e la conoscenza sarà abolita, 9 perché conosciamo in parte e profetizziamo in parte. 10 Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito. 11 Quand'ero bambino, parlavo come un bambino, avevo il senno di un bambino, ragionavo come un bambino; quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. 12 Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò proprio come sono stato conosciuto. 13 Ora dunque queste tre cose rimangono: fede, speranza e amore; ma la più grande di esse è l'amore.


Mi manca lo spazio per citare tutti brani di scrittura che indicano un Dio d’amore e un nuovo patto in cui la nuova legge è “ama”, ma ne cito uno dei miei preferiti, “L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore quindi è l'adempimento della legge (dei comandamenti) ” [8].

La legge mosaica, cioè il vecchio patto che Paolo definiva un “tutore”, si basava principalmente su regole, proibizioni e dovute punizioni atte a mantenere gli uomini entro certi parametri di comportamento, affinché non si facessero del male l’un l’altro. Questa legge, fu aggiunta per via della mancanza d’amore degli uomini, ma non era l’intento originale di Dio, tantomeno quello finale. Era un passaggio, come un tutore lo è per un bambino, fino a che in Cristo, l’uomo arrivasse alla sua maturità. A riguardo Paolo scrisse “Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino”. Disse questo con riferimento a quegli aspetti esteriori della religione e concluse poi con “Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore”. E così, ciò che fu implicito ma quasi nascosto nell’antica legge, fu poi palesemente rivelato da Gesù, Paolo e infine Giovanni. In modo graduale e sempre più distinto lo Spirito Santo rivelò tramite questi che l’amore è l’intento, la sostanza e la meta finale del rapporto fra uomo e Dio. E’ quello che noi cristiani dobbiamo cercare, che denota il nostro superamento di un’infanzia spirituale e il passaggio dalla religiosità esteriore alla maturità.

Crescere in amore
Non sempre però desideriamo crescere e maturare. Spesso ci fermiamo alle cose infantili e visibili del nostro cammino di fede e non vediamo dov'è che Dio vorrebbe condurci. Restiamo legati a quel passato, dove la religione consisteva di oggetti e cerimonie illustrative. Trovando una percezione del sacro nella religiosità, con i suoi edifici, riti e costumi, non ci sforziamo di andare oltre, alla scoperta di un rapporto vivo con Dio. Quando una donna Samaritana di religione diversa dai Giudei, chiese a Gesù quale fosse la religione giusta e dove andare ad adorare, Gesù le rispose “l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità" [9].

Parole semplici, chiare e profonde, ma la mancanza di desiderio per questo tipo di rapporto diretto con Dio ci rende inclini ai sostituti. Invece di Dio scegliamo il sacrale, invece di amare Dio e gli altri ci nascondiamo nella religiosità e l’illusione di spiritualità che questa ci concede. Ciononostante Dio è un Dio d’amore, anzi, è l’amore stesso e come tale non si adira con chi di noi è ancora bambino e gioca, per così dire, alla religione. Dio ci accetta con immenso amore e ci ama in ogni nostra condizione, sapendo che un giorno matureremo. Per questo ci guida attraverso quelle esperienze di vita che ci aiutano a progredire.

Paolo disse “Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente” [10]. Perciò, solo quando vedremo Gesù faccia a faccia troveremo quella pienezza d’unità e comprensione. Nel frattempo, essendo creature che crescono e maturano, siamo ognuno destinati a vivere il nostro cammino e la comprensione che questo ci permette in ogni sua fase.

Dio non ci giudica secondo differenze teologiche, la conoscenza, carismi o altro, ma dall’amore che diamo, e per questo Gesù disse che i primi sarebbero stati gli ultimi e gli ultimi i primi, e che ciò che è esaltato agli occhi degli uomini sarà abbassato, ma chi si è umiliato nelle mani di Dio (amore) sarà innalzato [11]. L’amore e l’umiltà sono la stessa cosa, e non si può amare senza umiltà, né essere umili senza amore. Se veramente vogliamo maturare nel nostro cammino di fede ed essere più in sintonia con Lui, dobbiamo crescere in amore e umiltà. Dobbiamo evitare di puntare il dito ad altri credenti e lasciare che Sia Lui a giudicare. Dobbiamo invece guardare a noi stessi e giudicare ogni nostra attività dal punto di vista dell’amore.

La luce di Dio
Certo non possiamo abbandonarci al relativismo in nome dell’amore, perché le verità assolute esistono, e questo implica un giudizio. Come l’amore è la luce di Dio, l’assenza d’amore è il buio, con tutte le sue manifestazioni. Dio, infatti, dice “Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre”[12]. Ma non si combatte il buio col buio, ma solo accendendo la luce, ed è perciò che Gesù disse sulla croce “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno” [13]. Per questo che insegnò "amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. "Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi [14].

Questa fu la luce che Gesù accese ed è la luce che illumina il cammino di ogni cristiano. “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri"[15]. Il Dio che Gesù e gli apostoli ci hanno mostrato è Amore. Possa l’Amore darci la forza di rappresentarlo agli uomini quali Egli è, e non a nostra limitata immagine. Un Dio che giudica, vendicativo e austero è assai più facile da emulare. Dente per dente e occhio per occhio, ci viene istintivamente. Anche i discepoli ebbero tali reazioni, “Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un alloggio. Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme. Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?" Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò e disse: "Voi non sapete di quale spirito siete animati. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto, non per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle"[16]. “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” [17].

Possa la luce del Dio d’amore brillare nei nostri cuori e liberarci dalle catene della nostra superbia e religiosità umana, quel che noi spesso chiamiamo luce, ma che invece è tenebra. Possa la Sua luce brillare fino al giorno perfetto, in cui saremo in perfetta comunione con Lui e l’un l’altro.

Con questo finisce il nostro studio dell’origine e scopo del cristianesimo. La prima epistola di Giovanni ne è una giusta conclusione e v’invito a leggerla per intero e a meditarci sopra. Non finisce qui però il nostro studio della Bibbia. Ancora ci manca l’Antico Testamento, con la storia della creazione, della caduta dell’umanità e il successivo piano di redenzione di Dio, un elemento necessario per la nostra comprensione dell’intero intento di Dio. Il vangelo rimarrà però sempre centrale per ognuno di noi che desidera definirsi cristiano.

Buona lettura della prima epistola di Giovanni, e buon ripasso del Vangelo.


1. Vangelo di Giovanni 13; 23, 20; 2, 21; 7 e 20
2. Vangelo di Giovanni 16; 12,13
3. Prima epistola di Giovanni 4; 2
4. Vangelo di Giovanni 1,2,3 - Prima epistola di Giovanni 4; 8 e 16
5. Vangelo di Giovanni 8; 58
6. Prima epistola di Giovanni 4: 7,8 e 16
7. Vangelo di Matteo 22; 35 a 40
8. Epistola di Paolo ai Romani 13; 10
9. Giovanni 4; 23,24
10. Prima epistola di Paolo ai Corinzi 13; 12
11. Vangelo di Matteo 23; 12
12. Isaia 5; 20
13. Vangelo di Luca 23; 34
14. Vangelo di Luca 6; 27 a 38
15. Vangelo di Giovanni 13; 35
16. Vangelo di Luca 9; 52 a 56
17. Epistola di Paolo ai Romani 5; 8