martedì 10 gennaio 2012

La Religione Ancora Più Semplice - Appendice

Materiale aggiuntivo con citazioni e riflessioni attinenti

Il teologo francese Jaque Ellul, partendo dall'analisi della società laica e religiosa, nota come in esse si esige aderenza a un determinato comportamento morale, poi spiega come il comportamento cristiano, invece, non sia morale ma spirituale, non imperativo, dettato da dei comandamenti, ma indicativo, cioè abbiamo un esempio nel vangelo ma l'attività è spirituale, ed è la manifestazione dell'incarnazione di Cristo in noi. Per Ellul la vita cristiana non è un allineamento a uno standard predefinito di bontà, ma è l'espressione del carattere di Dio. La condotta cristiana non è il conformarsi a una caratterizzazione ideale o a un sistema prescritto, ma è sempre una risposta vivente alla Parola di Dio, che è sempre la rivelazione di Dio in Gesù Cristo.

La vita cristiana è, perciò, un'espressione sempre unica, spontanea e nuova dello Spirito di Cristo. "La fede cristiana", secondo Ellul, "ci dice che dovremmo vivere, non come dovremmo vivere." La responsabilità di ogni singolo cristiano è di essere disposti a scoprire come lo Spirito in azione possa essere incarnato negli eventi e conflitti del mondo di oggi. Il vivere cristiano è la libera espressione dell'incarnazione, piuttosto che la schiavitù del conformismo morale.

John R.W. Stott:
La cristianità senza Cristo è un forziere senza tesoro, una cornice senza il dipinto e un corpo senza respiro.

James A. Fowler:
La Bibbia non è un semplice libro religioso contenente idee ispirate, insulsaggini pie e istruzioni morali e non è neanche un libro "sacro" che va equiparato come riverenza e autorità a Gesù stesso, confondendo la Parola vivente con la parola scritta. Piuttosto, la Bibbia è una raccolta di scritture ispirate che contengono un resoconto accurato della rivelazione di Dio in Gesù Cristo, e dell'implicazione di questo per la vita degli uomini di ogni epoca.

Juan Carlos Ortiz:
Abbiamo bisogno di una nuova generazione di cristiani che sanno che la chiesa è centrata intorno a una persona che vive dentro di loro. Gesù non ci ha lasciati semplicemente con un libro dicendoci “vi lascio la Bibbia. Cercate di scoprire tutto quello che potete da questa scrivendo concordanze e commentari”. No, non disse questo, ma promise “Ecco, io sono con voi sempre - Non vi lascio solo con un libro. Io sono lì, nei vostri cuori”. - Dobbiamo semplicemente sapere che abbiamo l'Autore del libro dentro di noi.

William Barclay:
Ci fu un errore nel quale la Chiesa primitiva non corse mai il pericolo di cadere: in quei primi giorni le persone non pensarono mai che Gesù Cristo fosse un personaggio in un libro; non pensarono mai di lui come di qualcuno che fosse vissuto e morto, la cui vicenda fosse raccontata e tramandata nella storia, come la storia di qualcuno che avesse vissuto e la cui vita fosse finita. Non pensavano di Lui come di qualcuno che fu, ma di qualcuno che è. Non pensavano di Gesù Cristo come di qualcuno di cui bisognasse discutere, dibattere e contendere gli insegnamenti, ma pensavano di Lui come di qualcuno di cui si potesse godere la presenza e con cui si potesse provare l’unione costante. La loro fede non era fondata su un libro, la loro fede era fondata su una persona".

Manfred Haller:
Nel linguaggio moderno, la chiesa è un'istituzione, una forma di comunità Cristiana, un insieme di persone che credono in Cristo (o che hanno almeno qualche concetto di Dio) che si riunisce regolarmente. Quando parliamo di chiesa, immaginiamo immediatamente un gruppo di persone che, in base ad una certa comprensione comune o accordo, hanno formato un’associazione Cristiana... Quando invece Paolo pensava alla chiesa, pensava a Cristo. L'idea che la chiesa potesse essere qualsiasi altra cosa al di là dell'incarnazione di Cristo non gli attraversò mai la mente.

Dietrich Bonhoeffer:
La Chiesa è la presenza reale di Cristo. Una volta che abbiamo capito questa verità siamo sulla buona strada per recuperare un aspetto della Chiesa che, purtroppo, è stato trascurato in passato. Dovremmo pensare alla Chiesa non come un’istituzione, ma come una persona, anche se naturalmente una persona particolare.

Karl Paul Donfried:
La chiesa primitiva non chiedeva ai suoi seguaci di imitare o semplicemente osservare alcuni principi statici del cristianesimo, ma, piuttosto, di comprendere il significato della venuta di Cristo, in modo da realizzarne dinamicamente le implicazioni per la situazione in cui vivevano. La libertà di questa realizzazione e applicazione alla situazione esistenziale concreta, può essere compresa solo quando si riconosce che questi primi cristiani non adoravano un qualsiasi profeta di Nazareth morto. Anzi, essenziale alla loro stessa esistenza era la convinzione che questo Gesù era stato risuscitato dai morti da Dio, era ora il Signore della chiesa, ed era presente nella sua stessa vita. E' questa presenza del Risorto che spinse e permise alla chiesa primitiva di impegnarsi così vigorosamente nell'insegnamento e proclamazione dinamica".

Dietrich Bonhoeffer:
Cristo non è un canone secondo il quale bisogna modellare il mondo intero. Cristo non è l'annunciatore di un sistema di ciò che sarebbe bene oggi, qui e in ogni momento. Cristo non insegna un'etica astratta che va messa in pratica a tutti i costi. Cristo non fu essenzialmente un maestro e legislatore, ma un uomo, un vero uomo come noi. Non è quindi la Sua volontà che noi, nel nostro tempo, siamo aderenti, esponenti e sostenitori di una dottrina precisa, ma che siamo uomini veri davanti a Dio ... Quello che Cristo fa serve proprio a dare effetto alla realtà. Egli stesso è l'uomo reale e, di conseguenza, il fondamento di tutta la realtà umana".

Jacques Ellul:
Non esistono cose come “principi cristiani”. C'è la Persona di Cristo, che è il principio di tutto. Se vogliamo essere fedeli a Lui, non possiamo pensare di ridurre il cristianesimo a un certo numero di principi, le cui conseguenze si possono logicamente dedurre. Questa tendenza a trasformare l'opera del Dio vivente in una dottrina filosofica è la tentazione costante della teologia, e la loro massima slealtà è quando trasformano l'azione dello Spirito, che porta frutto in se stesso, in un’etica, una nuova legge, in “principi” che devono solo essere “applicati".

W. Ian Thomas:
Gesù Cristo e la vita eterna sono sinonimi, e la vita eterna non è altro che Gesù Cristo stesso... Se si ha del tutto la vita eterna, significa semplicemente che si ha il Figlio, Gesù Cristo... La vita eterna non è una particolare sensazione interiore! E non è la destinazione finale cui si va quando si muore. Se si è nati di nuovo, la vita eterna è quella qualità di vita che si possiede adesso... Lui è quella vita!

Maxie Dunnam:
... vedere vite conformarsi al modello di Gesù, non è l'essenza del cristianesimo e non coglie il punto. Questo è stato il grande fallimento della Chiesa cristiana a partire dal secondo secolo. Evidenziare la sequela di Gesù come cuore del cristianesimo, significa ridurlo a una religione della morale e dell'etica e spogliarlo del suo potere. Questo è successo più e più volte nella storia cristiana: la riduzione del ruolo di Gesù a solo un esempio da seguire".

Juan Carlos Ortiz:
Smettila di cercare di copiare il Gesù di 2000 anni fa, e lascia che il Cristo vivente scorra attraverso il tuo carattere. Sei un'espressione del Cristo glorificato ed eterno che vive in te."

James Fowler:
Siamo contenti di starcene a guardare e permettere che la "religione cristiana" e la sua teologia vuota e sterile rappresentino il cristianesimo in un modo così privo di vita e distorto? Ora è il momento di affermare senza vergogna che "il cristianesimo è Cristo", e di viverlo personalmente consentendo alla vita e alla resurrezione di Cristo che si "manifesti nel nostro corpo mortale" (II Cor. 4:10,11).

La fede non è il solo credere nelle dottrine o nelle idee giuste. La fede non è il solo affidarsi a ciò che non può essere dimostrato. La fede non è il solo salto esistenziale nel non verificabile. Piuttosto, la fede è la volontà determinata di esercitare la nostra libertà di scelta per essere ricettivi e disponibili alla presenza e attività di Dio nella nostra vita e, quindi, a partecipare al dramma divino dell'amore. La fede è la nostra ricettività all'attività di Dio, sia inizialmente sia sempre in seguito.

Una delle maggiori tentazioni dell'avversario è di farci accettare la "religione" invece della dinamica vitale di partecipazione al dramma divino dell'amore. Invece di un rapporto interiore di amore, ricolmo di gioia e pace, il tentatore vi sostituisce un regime esteriore di ordine ripetitivo, un elenco obbligatorio di norme e regolamenti, pieno di "devi" e "non devi" nell'esibizione del comportamento ottenuto tramite le varie formule. "Hai bisogno di leggere di più la Bibbia, devi pregare di più, devi andare in chiesa di più, devi dare più soldi", ammonisce il diavolo (vestito da predicatore). Se accettiamo la schiavitù e la necessità di questa religione del "giusto-credere" e “giusto-fare", poi si finisce troppo occupati nel “gioco della chiesa" che non abbiamo più tempo per ESSERE semplicemente amanti di Dio. Tutti i cristiani soccombono, ogni tanto, all'adulterio spirituale con le forme esteriori della religione, con le sue ideologie, moralità, e attività formate da principi, proposizioni e programmi. Dobbiamo riconoscere che la religione è la prostituzione di un rapporto d'amore autentico con Dio.

La vita cristiana è caratterizzata dalla spensieratezza (non dalla pesantezza dell'imposizione), dalla spontaneità (non dalla routine monotona), dal mistero (non dall'informazione sterile), dalla scoperta (non dal disinteresse), dall'avventura (non dalla monotonia), dall'anticipazione (non dalla disillusione), dalla libertà (non dalla schiavitù), dalla trasparenza (non dall'occultamento), dall'intimità (non dalla freddezza), e l'estasi (non dall'angoscia). Se questo non è come state vivendo la vita d'amore del cristianesimo, allora forse dovreste fare un passo indietro e considerare se la falsa maschera della religione non vi abbia fatto cadere in falso ruolo.

"Dio è amore" e ogni manifestazione dell'amore genuino sarà l'espressione attiva del Suo proprio Essere. Molti credenti pensano erroneamente di dovere "vivere come Gesù" e "amare come Gesù", seguendo il Suo esempio. Ma è 'impossibile essere "come Cristo" cercando umanamente di generare un comportamento cristiano. E' il Signore vivente Gesù che vuole esprimere il suo carattere divino d'amore nella nostra vita. La vita cristiana non è un’imitazione di Gesù, ma, piuttosto, una "manifestazione della vita di Gesù nel nostro corpo mortale" (II Cor. 4:10,11). Nessuno può vivere la vita cristiana senza la dinamica della grazia di Dio. Tramite la fede si è ricettivi al derivare e ottenere ogni cosa da Lui.

Il diventare cristiani non consiste in un attaccamento esteriore a una organizzazione sociale chiamata "chiesa". Né si attua tramite l'assenso mentale a dei canoni, storici o teologici, della fede. L'adeguamento del comportamento e la ripetitività ritualistica non sono l'essenza del diventare cristiani.

La necessità primaria della persona non è più conoscenza e educazione, né l'auto-realizzazione e l'auto-miglioramento. Il bisogno dell'uomo è di essere re-vitalizzato con la vita stessa di Dio nella persona del Suo Figlio, Gesù Cristo. Lo Spirito di Dio dona la vita (II Cor. 3:6) al nostro spirito e fa si che diventi vivo (Rm 8:10) con "novità di vita» (Rm 6:4). Chi in questo modo diventa cristiano viene "trasportato dalla morte spirituale alla vita spirituale" (I Giovanni 3:14).

La vita spirituale che il cristiano riceve è la vita divina di Gesù Cristo. Gesù disse: "Io sono la via, la verità e la vita" (Giovanni 14:6). "Chi ha il Figlio ha la vita, chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita" (I Giovanni 5:12). Questa "vita eterna che è in Cristo Gesù" (Rm 6:23) è la vita spirituale che Gesù è venuto a portare (Giovanni 10:10) per ripristinare l'uomo al disegno di Dio per l'umanità. La vita eterna non è una merce o uno stato di esistenza che si riceve dopo la morte fisica, ma è al presente la vita di Gesù Cristo nel cristiano, con il continuum eterno della perpetuità.

Come avviene questa realtà spirituale? Come si attua e cosa la provoca? Non esiste una procedura pratica o psicologica o una formula da seguire alla perfezione per diventare cristiani. Non avviene tramite una procedura pratica dell'andare all'altare in risposta a un invito, o alzando la mano, o ripetendo una "confessione di fede" prestabilita, o ricevendo un battesimo con acqua, anche se questi si possono fare per indicare o accompagnare la propria risposta a Gesù Cristo. Né una risposta psicologica di un assenso mentale a dei canoni storici e teologici, né le esperienze soggettive dell'emotività umana possono costituire il mezzo e il modo di rispondere a Cristo.

Diventare cristiani è qualcosa di personale che si riceve venendo a Dio in fede. La fede non è il credere nell'accuratezza di certi dati concernenti Gesù Cristo, né l'avere un'esperienza esistenziale estatica. Piuttosto, la fede è la scelta volitiva di essere ricettivi all'agire di Gesù Cristo, disposti a ricevere l'efficacia redentrice della morte di Cristo per noi, e disposti a ricevere la vita di Cristo nel nostro spirito. "A tutti quelli che l'hanno ricevuto, egli ha dato potere di diventare figli di Dio, a coloro che credono nel suo nome, che sono nati ... da Dio" (Giovanni 1:12,13). "Avendo creduto, siete stati suggellati in Lui con lo Spirito Santo della promessa" (Ef 1:13).

Ogni persona che riceve Gesù Cristo e diventa un cristiano è certa della presenza spirituale di Cristo e del suo potere. Gesù dichiarò "Ecco, io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). "Cristo, la potenza di Dio" (I Cor. 1,24) "lavora dentro di noi" (Ef 3:20).

L'essere e il vivere da cristiani non è un esercizio religioso di conformità all'esempio della vita storica di Gesù Cristo, sforzandosi di essere simili a Cristo. Cercare di adeguare il proprio comportamento a quello di Gesù non è niente di più che un egocentrico tentativo di copiare il comportamento di un altro. La vita cristiana non è un’imitazione di Gesù, ma è la manifestazione della sua vita e del suo carattere del nostro comportamento, "che la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo mortale" (II Cor. 4:10,11).

Tra i cristiani c'è la tendenza costante di mettere in discussione le proprie responsabilità, ciò che si dovrebbe fare per vivere la vita cristiana. Non è quello che facciamo, ma quello che Lui fa che costituisce il vivere la vita cristiana. Gesù disse ai Suoi discepoli: "Senza di me, non potete fare nulla" (Giovanni 15:5). Palo, un attivista religioso, se mai ve ne fu uno, ammise "non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio" (II Cor. 3:5).

Il cristianesimo è Cristo! La vita cristiana è la vita di Gesù Cristo, vissuta attraverso il nostro comportamento. La vita cristiana non è un progetto. La vita cristiana non è uno sforzo promozionale. La vita cristiana non è una panacea. La vita cristiana non è correttezza. La vita cristiana è una Persona, Gesù Cristo. La vita cristiana è l'effetto della presenza ontologica e dell'attività dell'Essere e Vita del Signore Gesù risorto.

Spiegando ai suoi discepoli la loro incapacità di riprodurre la vita cristiana, Gesù indicò, "Senza di me, non potete far nulla" (Giovanni 15:5). Non c'è niente che un cristiano possa originare o attivare che costituisca o dimostri il cristianesimo, che si qualifichi come comportamento cristiano, o che glorifichi Dio. "Io sono la vite e voi i tralci" (Gv 15:5) è l'analogia che Gesù usò per illustrare il bisogno di far scorrere il Suo sostegno vitale attraverso il comportamento fisico del cristiano, per cui il cristiano possa portare (e non produrre) il frutto del Suo carattere.

In Cristo, e tramite il Suo Spirito, Dio conferisce, abilita, stimola e mette in atto tutti i comportamenti e azioni Cristiane come espressione dinamica della vita di Gesù Cristo. Il Cristianesimo è Cristo. Il vivere Cristiano è la vita e carattere di Gesù Cristo vissuti attraverso il Cristiano.