Nella sesta e ultima parte di questo metodo abbiamo parlato di profeti e profezie. Volutamente ho evitato quelle questioni un po' spinose che avrebbero potuto distrarci dall'apprendere prima la dinamica e ruolo fondamentale della profezia biblica. Cercheremo ora, in quest'appendice, di affrontare quelle domande più comuni sulle predizioni del futuro.
La stampa, la cinematografia e l’internet emettono un costante e abbondante flusso di predizioni. Alcune, come quelle riguardanti il calendario Maya, offrono perfino date precise in cui si presume che il nostro pianeta affronterà l'apocalisse, o altro cambiamento epocale. Ovviamente, la proliferazione di queste “profezie” è dovuta a un interesse pubblico. Sembra, infatti, che esista in molti la percezione quasi istintiva che qualcosa di serio incombe sul nostro mondo, e questo c'induce a cercare il veggente, la profezia, o la fisica, per saperne di più. Più complesso diventa il nostro modo di vivere, più rapidi sono i cambiamenti e più insicurezza c'è. Più instabili sono le nostre circostanze e più si accentua quel desiderio di sbirciare nel futuro per scoprire che cosa ci aspetta. Per quanto irriverente possa sembrare, diciamo che oggi la richiesta di mercato per i prodotti profetici è così alta che la produzione aumenta.
Falsi e veri profeti
Duemila anni fa Gesù disse che in quegli ultimi anni prima del suo ritorno sarebbero apparsi molti falsi profeti [1]. Allo stesso tempo la Bibbia dice che sarebbero sorti anche molti veri profeti [2]. Se la presenza di molti profeti è ciò che ci spetta, automaticamente ci si chiede come riconoscere il vero dal falso. Interpellato su questo, Gesù non diede una lunga lista di regole e criteri teologici con cui giudicare, ma diede una semplicissima risposta, disse: “dai loro frutti li riconoscerete” [3]. Secondo Gesù i risultati del profeta e della profezia sono ciò che ne dimostrano la natura. Come un buon albero porta buoni frutti, così il profeta di Dio porterà i frutti di Dio [4].
Tipi di profezia
Questo criterio dal vangelo è molto semplice, ma vediamo ora come applicarlo ai vari tipi di profezie, che grossolanamente si dividono nei seguenti gruppi:
1. Profezie bibliche, a volte riprese fedelmente dal libro e a volte adattate fantasiosamente dai vari mass media.
2. Nuove profezie e visioni che vari veggenti contemporanei affermano di avere ricevuto direttamente da Dio.
3. Profezie che derivano da veggenti e civiltà del passato, tipo Nostradamus, il calendario Maya, le piramidi d'Egitto, etc.
4. I vari maghi, astrologhi e cartomanti che offrono anche loro delle predizioni.
5. Le predizioni scientifiche, pseudoscientifiche, politiche ed economiche; quelle che prevedono l'inondazione del mondo dovuto all'effetto serra, il congelamento, la collisione con i meteoriti, il sovrappopolamento, nuove pestilenze e nuove guerre per ragioni economiche, per il petrolio, l'acqua, etc.
Si potrebbe dedurre da questa lista che alcuni tipi di profezia siano più affidabili di altri, ma non è necessariamente così. Il primo tipo, per esempio, ha a che fare con le ben confermate profezie bibliche, che meriterebbero la massima attendibilità, eppure esistono molti fraintesi e interpretazioni erronee, soprattutto quando lo scopo è una produzione cinematografica lucrativa. L'astrologia, d'altra parte, non meriterebbe grande affidabilità, eppure la bibbia ci dice che tre magi vennero dall'oriente seguendo una stella e trovarono Gesù [5].
Criteri di valutazione
Lo stesso vale per quelle predizioni che alcuni ritengono di avere ricevuto presumibilmente tramite incontri con angeli, profeti, santi o Maria. C'è chi esclude a priori tali possibilità, ma siccome ne esistono vari esempi nella bibbia, sconsiglierei l’eccessiva diffidenza. Che dirne allora? E' tutto vero? Tutto falso? Probabilmente c'è sia dell'uno sia dell'altro ed è meglio non giudicare a priori, ma valutare invece ogni caso secondo i suoi meriti, o frutti, come disse Gesù? A mio avviso, questo è il criterio più affidabile.
Per di più, Dio agisce spesso in modo contrario alle nostre aspettative e le sue profezie si avverano altrettanto diversamente e inaspettatamente. Dio non può essere delimitato dalla teologia e aspettativa umana, ma è libero di agire e parlare come vuole. Nel suo libro c'è scritto che parlò perfino attraverso un asino per fermare un profeta insensato [6] e Gesù disse che i sassi avrebbero potuto parlare [7]. In un caso molto strano una divinatrice evocò lo spirito del profeta Samuele [8] e poco prima della sua più grande prova, Dio mandò due defunti, Mosè ed Elia a consultare con Gesù [9]. Uno spirito portò la rivelazione dell'apocalisse all'apostolo Giovanni e quando Giovanni gli si prostrò davanti, questi lo sgridò e gli disse di non farlo perché lui era un suo simile e gli disse di adorare solo Dio [10]. Forse qui sta un criterio importante nella nostra valutazione d’incontri o messaggi da esseri mandati da Dio. Sono anch'essi strumenti come noi e commettiamo un grave errore se c'inginocchiamo davanti a loro e rendiamo loro il culto. L'errore non sta nel messaggero o il messaggio, ma nel nostro scambiare il messaggero con chi l’ha mandato.
Insomma è alquanto difficile stabilire una regola teologica e dottrinale tramite la quale riconoscere il vero dal falso. I Giudei, per esempio, avevano un’interpretazione rigida e dogmatica di come si sarebbero avverate le profezie messianiche e quando arrivò Gesù non lo riconobbero perché diverso da quello che si aspettavano. Per loro Gesù fu, infatti, un falso profeta [11]. Faremo così anche noi con le profezie sul suo ritorno, o è meglio rimanere aperti e non imporre più condizioni di quelle che Gesù stesso ci ha dato?
Previsioni e spiritualità alternative
Essere aperti, però non vuol dire abbandonare ogni giudizio e discernimento, tutt'altro. Secondo il criterio di Gesù, infatti, non basta che una predizione si avveri per giustificarla, il che potrebbe sembrare sufficiente alla maggior parte di noi. Il suo criterio va ben oltre, più a fondo, e ci chiede di esaminare gli intenti e gli effetti della profezia, non solo se si avvera. Se l'avverarsi fosse l'unico criterio, allora Giona sarebbe un falso profeta perché gli abitanti di Ninive si pentirono e Dio non eseguì i giudizi predetti.
Per di più esistono anche altre profezie nei libri sacri di altre religioni, cosicché, la profezia non è limitata al solo cristianesimo, né alle religioni monoteiste. Il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e Gesù, non è l'unico a vedere oltre i limiti della nostra comprensione. E' l'unico a essere onnipresente, onnisciente e onnipotente, ma esistono anche altre entità, come angeli, demoni, santi o semplici defunti, che possono, in vari modi ed entro diversi limiti vedere nel tempo e comunicare alle persone ciò che vedono. C'è il vero, il falso, l'ingannevole e l'utile.
Per questo è necessario considerarne i risultati più ampi, i frutti della persona, dello spirito, della profezia, e non solo se il fatto si avveri. Se, per esempio, mentre camminiamo, ci attraversa la strada un gatto nero e poco dopo ci capita qualcosa di spiacevole, non significa per niente che la superstizione sia un metodo valido di gestire la vita. Considerando che la fede è quello che Dio ci incoraggia ad avere, ed è la fede che opera in amore che compie miracoli [12]- considerando anche che la paura è l'antitesi della fede e che ha esattamente i risultati opposti della fede, perché è anch'essa fede, ma all'inverso - non ci sarebbe quindi da meravigliarsi se la superstizione, che opera tramite la paura (come tante fedi pagane), possa, in effetti, causare dei “miracoli” negativi. Questo tipo di predizioni che provocano paura di iella e sfortuna, sono da ignorate attivamente perché i loro frutti non sono l'amore, ma la paura – o una falsa speranza che delude sempre, come quando ci fa pensare che seguendo i suoi impulsi possiamo fare grandi vincite al lotto o altro gioco di fortuna. La dea fortuna potrebbe, infatti, essere una vera e propria entità spirituale che inganna con false promesse (profezie).
Coscienti dei nostri limiti, quando ci troviamo di fronte a un'esperienza miracolosa, o siamo sopraffatti dallo spavento, o da tale meraviglia che divinizziamo l'evento. Anche di fronte a una persona che dimostra capacità spirituali, si ha una simile reazione. Se qualcuno sembra capace di scrutare dentro di noi, di vedere il nostro passato e futuro, e se poi si dichiara pure cristiano … di fronte a questa situazione in cui ci sentiamo deboli e impreparati, tendiamo ad assoggettarci in umile e servile devozione. Questo è quello che vorrei ammonire il lettore a non fare, ma a rimanere saldo nel proprio giudizio e di misurare ogni cosa con il criterio datoci da Gesù.
D'altra parte vorrei anche mettere in guardia su chi afferma di avere tutte le risposte dalla bibbia e di potere giudicare tutto. La troppa certezza e il dogmatismo religioso tendono all'intolleranza e vanno contro lo spirito ed esempio di Gesù. Specialmente in tema di profezia è consigliabile rimanere aperti ad altre possibilità e lasciare che Dio riveli col tempo ciò che veramente intendeva nei suoi messaggi. Abbiamo tutti molto da imparare e l'umiltà è la via migliore.
Il pericolo per il profeta di Dio
Nel nuovo testamento il profetare e la profezia sono indicati come uno dei doni dello spirito e uno da desiderare ardentemente per il bene comune [13]. Lo spirito di Dio, ovviamente, è lo stesso oggi come ieri e così anche i suoi doni. La vera profezia è quindi in azione oggi come sempre. C'è da dire però che fra i vari doni dello spirito quello della profezia porta in se un pericolo inerente - quello della superbia - la tentazione di sentirsi meglio degli altri e di avere un rapporto privilegiato con Dio. Forse è proprio per questo, per mantenere i suoi profeti umili, che Dio chiese loro di fare cose così imbarazzanti, come andare in giro nudi [14], sposare prostitute e farle continuare il loro mestiere [15], essere imprigionati [16] e cucinare con sterco [17] (Isaia, Osea, Geremia ed Ezechiele). Quando Dio chiede a un uomo di essere il suo portavoce, di comunicare le sue parole profetiche in forma così diretta, è quasi inevitabile che la persona s’intaschi un po' di vanto personale. Anche la comprensione delle profezie già esistenti nella bibbia può condurre alla stessa tentazione. Come disse l'apostolo Paolo “la conoscenza gonfia ma l'amore edifica.” [18]
Forse anche per un'errata immagine attribuitagli nella cultura popolare, dove il ruolo del profeta è spesso percepito come quello dell'alieno che possiede un’intelligenza superiore e viene ai poveri terrestri con un ultimatum da civiltà superiori: “O fate quello che dico o perirete”. Insomma, quello del profeta è dipinto come ruolo drammatico e non molto umile. Da parte mia ho visto un buon numero di sinceri cristiani cadere in questa percezione di se e della loro auto-importanza. Nel loro ruolo “profetico” tendono a concentrarsi principalmente sulle colpe degli altri e a emettere giudizi nei loro confronti. Purtroppo questa superbia spirituale è il peccato peggiore e il più difficile da riconoscere, specialmente da chi ne è afflitto.
D'altro lato, nessuno che abbia ricevuto da Dio il dono della profezia è necessariamente e immediatamente umile, santo e perfetto... se fosse così, non esisterebbe nessuna profezia. Re Davide, nei cui salmi Dio inserì varie profezie messianiche, era tutt'altro che un modello di santità. In effetti, Dio usa uomini deboli tramite cui dare il suo messaggio e questo ci rende più facile riconoscere la mano di Dio in loro, e a non confonderla con quella dell'uomo. L'uomo, anche se un buon profeta, è inevitabile che faccia degli errori. Un buon melo che fa buone mele, ne fa anche qualcuna malata e col verme. Non tutto quello che un profeta dice, è parola di Dio, perché il profeta non è Dio ma uomo.
Di solito il profeta inizia bene. Si sente incapace umile e disperato con Dio. Dio, si sa, è attratto dall'umiltà e così riversa in lui il suo spirito e il dono di profezia. In questo stato il profeta riceve messaggi genuini da Dio che portano buoni risultati. In un secondo momento però il profeta potrebbe insuperbirsi e perdere l'unzione di Dio. Più tardi ancora potrebbe ritornare umile e Dio potrebbe usarlo di nuovo, come con Sansone [19]. Il nostro ruolo è di apprezzare il profeta per quello che ci dà da Dio, ma anche di tenere il nostro sguardo su Dio e non l'uomo. Dio parla alle persone e attraverso le persone, ma questo non rende loro soprannaturali, ne garantisce che non si svieranno. Molti profeti, infatti, hanno iniziato bene per poi finire male e nella maggior parte dei casi hanno avuto i loro alti e bassi, come tutti noi.
E’ Dio che conferma il profeta e il suo messaggio e non il profeta stesso. Questa convalida è inoltre “stagionale” e qualora il tralcio (profeta) non porti più frutto, è reciso [20]. Alcune religioni, non riconoscendo questo hanno fissato le parole del profeta come dogma inviolabile, trasformando il profeta stesso in divinità e chiudendo la porta a tutto quello che non combaciava col vecchio profeta. Inizialmente c'era un'ispirazione divina ma tutto si è poi trasformato in una distorsione umana. Il seme del messaggio divino rimane e per questo si trova in loro un po' di luce, ma spesso è fioca e impercettibile per la moltitudine di tradizioni che la sovrastano.
Alcune indicazioni sui profeti e le profezie
A questo punto tenterei perfino di dare alcuni indizi sulle manifestazioni e atteggiamenti del vero profeta o di chiunque porti un messaggio da Dio.
• Il vero profeta è umile.
• Sa di essere solo un messaggero e di vedere solo la minima parte del tutto.
• Da gloria a Dio e non esita a umiliare e metter in dubbio se stesso.
• Esibisce i frutti dello spirito e non rivendica santità.
• Il suo messaggio porta i medesimi frutti in chi lo riceve.
• Non è dogmatico e non condanna ma ha compassione per i deboli.
• Non s'infastidisce dai dubbi degli altri.
• Non crea negli altri né dipendenza, adulazione o ansia, ma speranza e il desiderio di avvicinarsi a Dio.
Divinazione
Un'ultima domanda è sulla divinazione come metodo per scoprire il futuro. Esistono vari metodi come i tarocchi, fondi di caffè, sedute spiritiche e altri oggetti che si usano a tale scopo. Nell'Antico Testamento non c'era nessuna tolleranza verso questo tipo di cose, molto probabilmente per via degli spiriti maligni che intervenivano in tali attività. Nella sua infanzia spirituale l'uomo però aveva bisogno di segni per riconoscere la Sua volontà e così Dio permise allora una forma di divinazione positiva che avveniva tramite delle pietre, l'Urim e il Thunnim [21]. La stessa arca del patto era un oggetto veramente magico in cui vi era una luce miracolosa [22]. Da questo si dedurrebbe che Dio abbia usato solo quegli oggetti e forme di comunicazione che lui stesso aveva stabilito e che chi andava oltre a questi entrava, per così dire, in campi minati. Il cristiano, però, non ha bisogno di niente del genere, nemmeno di quegli oggetti divinatori dell'Antico Testamento per comunicare con Dio, perché Dio lo invita ora a una relazione diretta.
Nella nostra fragilità umana siamo però sempre attratti dalle scorciatoie, dal cercare qualcosa di terreno e visibile che ci faciliti l'opera. Invece di studiare le sue parole e cercare in preghiera la sua volontà, trascuriamo Dio per poi pretendere una risposta veloce che ripari i nostri guai. Invece di stare in silenzio e imparare a riconoscere la sua voce nel nostro cuore, guardiamo intorno per un suo aiuto visibile. In questa condizione cerchiamo un oggetto sacro che ci porti buoni auspici, o andiamo in un luogo sacro per la stessa ragione, cercando un segno, un profumo, una manifestazione di sorta che sollevi la nostra fede. Più comunemente apriamo la bibbia a caso, sperando che magicamente ci arrivino le parole giuste. In questo modo cerchiamo Lui ma finiamo con l'usare una forma, seppure buona, di divinazione. Per certi gruppi di credenti è quasi la regola e molti si chiedono se questo sia un metodo valido per interpellare Dio.
Di solito funziona così; si chiede a Dio un messaggio, una risposta a un quesito o guida per il futuro. In effetti, si sta chiedendo una profezia, ma non nel modo usuale in cui il dono di profezia si manifesta. In questo caso la preghiera è seguita dall'apertura a caso della Bibbia e si suppone che Dio guidi miracolosamente quell'apertura così che le scritture che appaiono sono, in effetti, la risposta diretta alla preghiera fatta. Spesso segue un'interpretazione di quello che si legge e si cerca di decifrarlo e adattarlo alla situazione in merito.
C'è chi sostiene che il metodo è valido perché utilizza la parola di Dio e la preghiera. Altri invece affermano che la cosa non è diversa da altre forme di divinazione e perciò i messaggi sono inaffidabili, a volte veri e a volte no. In ogni modo il metodo dipende molto dal fattore caso (combinazione fortunata) e la soggettività di chi interpreta. Siccome è ampiamente riconosciuto che l'interpretazione migliore di qualsiasi scrittura è quella nel suo contesto originale e questo metodo si scosta notevolmente da questo, perciò neanche io lo ritengo molto affidabile. Il fattore magico dell'intervento di Dio tramite la mano umana e la scelta fra molte pagine non è per me il metodo preferibile che Dio ha di comunicare con noi. Incoraggerei invece il lettore a praticare le varie forme di preghiera disponibili e a cercare quei momenti di preghiera silenziosa in cui s’impara ad ascoltare la voce di Dio. E' quel saper riconoscere la Sua voce nel nostro cuore che poi ci rende capaci di riconoscerla o no nelle varie profezie che udiamo.
Questa è comunque una mia opinione personale e non da prendere come regola. Io stesso, infatti, ho avuto due momenti di particolare sconforto in cui mi sono sentito spinto ad aprire la bibbia a caso e Dio mi guidò alle risposte di cui avevo bisogno in quel momento. In un altro caso Dio supplì tutti i soldi di cui avevo bisogno per andare in missione in India tramite un biglietto della lotteria che ci fu regalato. Ci provai di nuovo, sia con la lotteria, sia ad aprire la Bibbia a caso, ma non diede più gli stessi risultati. Dio non volle perché erano delle eccezioni e non voleva che io ponessi la mia fiducia in quei metodi. Dio, però, è Dio e quando vuole, può usare ogni cosa per il suo scopo, anche il diavolo, e lo sta facendo.
Spero che questo abbia risposto ad alcune domande riguardo alle profezie e al cercare di vedere il futuro. Mi dispiace se non ho potuto soddisfare il desiderio di risposte più chiare, ma se le avessimo, forse perderemmo qualcosa di migliore, che è l'opportunità di cercare la Sua mano giorno per giorno per farci guidare da Lui.
Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno. Matteo 6; 34
1. Vangelo di Matteo 24; 11
2. Atti degli Apostoli 2; 17, 18 e Apocalisse 11; 3
3. Vangelo di Matteo 7: 14 a 18
4. Epistola ai Galati 5; 22
5. Vangelo di Matteo 2; 2
6. Numeri 22; 28
7. Vangelo di Luca 19; 40
8. 1° Samuele 28
9. Vangelo di Luca 9; 30, 31
10. Apocalisse 22; 8, 9
11. Vangelo di Marco 3; 21, 22
12. 1° Giovanni 5; 4 3 e Galati 5; 6
13. 1° Epistola ai Corinzi 14; 1 a 5
14. Isaia 20; 2, 3
15. Osea 1; 2
16. Geremia 20; 2
17. Ezechiele 4; 12 a 15
18. 1° Epistola ai Corinzi 8; 1 a 3
19. Giudici capitoli 13 a 16
20. Vangelo di Giovanni 15; 1 a 6
21. Esodo 28; 30, 1° Samuele 28; 6 e Nehemia 7; 65
22. Numeri 7; 89
lunedì 22 novembre 2010
sabato 6 novembre 2010
VI Parte
I Profeti e le Profezie
Qualsiasi metodo per lo studio Biblico non sarebbe completo se non includesse anche l’aspetto escatologico. Eccoci quindi alla nostra sesta e ultima parte dedicata per l'appunto ai profeti e alle profezie. Premetto che sarà un approccio diverso da quello usato in precedenza perché l'argomento non si limita a un singolo testamento o sezione della Bibbia, ma attraversa invece l'intero libro. Abbiamo finora guardato al passato, la storia, i vari insegnamenti biblici e la loro attinenza al presente, ma ora guarderemo al futuro. La bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse, riporta una miriade d’illustrazioni e messaggi profetici che indicano un progetto divino completo. Guarderemo ora al suo compimento e come le profezie lo descrivono.
Prima che Abramo fosse, io sono
Per capire come funziona la profezia bisogna innanzitutto renderci conto che Dio non è limitato dalla nostra cognizione di tempo, ma vede il passato, presente e futuro come se fossero un’unica cosa. Per lui non c'è bisogno di guardare avanti o indietro nel tempo, perché lui è “presente” in ogni momento. Gesù descrisse questa caratteristica di Dio nella frase: “In verità io vi dico, che avanti che Abramo fosse nato, io sono.” [1]
Sebbene la fisica offra delle spiegazioni teoriche e razionali sulla manipolazione del tempo, la fede rimane l'unica via perché si basa su informazioni ricevute da chi ha creato e non è limitato dal tempo. Solo per fede possiamo sapere che Dio ha decretato la nostra dimensione temporale semplicemente chiamandola in esistenza. Che ci ha dato il libero arbitrio, la libertà di scegliere il nostro futuro, ma che allo stesso tempo lo vede come se fosse già avvenuto. Quello che per noi è un controsenso, non lo è per Lui e perciò la fede nelle sue parole, specialmente quelle profetiche, è determinante. Sono queste, infatti, che ci conducono oltre i limiti della ragione e ci rendono partecipi della sua natura. L'apostolo Pietro lo spiegò così “ci son donate preziose e grandissime promesse affinché per esse voi siate fatti partecipi della natura divina” [2].
Molte di queste promesse si trovano nei libri profetici dell'Antico Testamento, ma non solo. L'intera Bibbia è, infatti, cosparsa di spiragli sul futuro e dettagli sul programma di Dio. I salmi di Davide, per esempio, sono dei canti di lode senza pretese profetiche, eppure contengono dozzine di profezie messianiche. E impossibile quindi fare una lista dei capitoli profetici da studiare. Sarebbe inoltre impossibile dare un'adeguata introduzione al tema e lasciare che ognuno se lo studi per conto suo, come abbiamo fatto con le altre parti della Bibbia. I dettagli delle centinaia di profezie che scorrono le migliaia di anni di storia, sono semplicemente troppi. Ci sarebbe da identificare quali profezie sono state adempiute nella storia e quali invece riguardano il nostro futuro. Certe profezie poi sono chiare e specifiche, mentre altre sono criptiche e la loro interpretazione è ancora speculativa. Solo il tempo confermerà o no le varie ipotesi in campo. In ogni modo, per non appesantire il formato finora adottato, ho deciso di tralasciare sia i dettagli di eventi passati, sia le teorie sul futuro e guardare invece al quadro più ampio del disegno profetico. Credo che, a sua volta, questo faciliterà in ogni modo un eventuale approfondimento.
Cominciando dalla Genesi, vediamo che c'è un progetto in cui Dio crea una dimensione materiale, il che implica il tempo, poi si proietta in essa attraverso l'uomo e la donna, creati a sua immagine. Il progetto inizia fuori dal tempo, nella mente di Dio, ed è destinato a concludersi nell'eternità, quindi di là dalla nostra cognizione di vita. Nel tempo non c'è niente di completo e ogni giudizio che non prenda in considerazione il non tempo è assolutamente inadeguato. L'apostolo Paolo lo afferma con queste parole “mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono son solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.” [3] Ecco quindi il contesto escatologico in cui ogni cosa può essere giustamente collocata e valutata. Solo Dio però lo vede per intero e può dirci come comportarci in relazione ad esso.
La comunicazione profetica adempie questa funzione e “La testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia.” [4] Le sue parole ci insegnano che la vita terrena fa parte di un disegno, di cui la nostra nascita fisica ne è solo l'inizio, e che c'è la possibilità di nascere anche spiritualmente, di una successiva crescita, eventuale maturità e di vita oltre al tempo. Gesù lo spiegò così “Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo.” [5] Questa è la grande opportunità e scopo di questa vita, quello di diventare creature spirituali ed eterne che vivranno con lui per sempre in quella dimensione eterna di là di quella virtuale del tempo. Quest’opportunità è soggetta al nostro libero arbitrio e non c'è imposta da Dio. In questo senso diventiamo partecipi nella nostra stessa creazione tramite le scelte che facciamo.
Il libero arbitrio e la rivelazione
La parte più importante della sua creazione non è quella materiale, temporanea, ma quella spirituale, eterna. In un certo qual modo siamo programmati a vita eterna perché creati a sua immagine, ma il programma deve seguire il suo decorso altrimenti non funziona. La vita, la gioia, la sofferenza e la morte fanno tutte parte del decorso tramite il quale scegliamo e ci autodeterminiamo. Nella nostra scuola di vita dobbiamo vivere ogni momento per quello che ci porta e scegliere secondo gli elementi a nostra disposizione in quel momento. Se sapessimo tutto in anticipo, questo ci deruberebbe del progresso di cui abbiamo bisogno. Come con un esame a scuola, se lo copiassimo, otterremmo dei buoni voti, ma non saremmo in grado di usare una conoscenza sottratta sommariamente e non imparata. Per noi questa dimensione temporale è determinante al completamento della nostra stessa creazione e scelta di quel destino che va di là dal tempo.
Per questo Dio cela il futuro e ci rende incapaci di vederlo. Ma per chi è nato di nuovo, per chi è arrivato al punto di chiedersi la ragione del tutto, per chi ha fame di Dio, per chi cerca le cose che non si vedono e sono eterne, Dio da una testimonianza... lo spirito profetico di Gesù. Dio racconta il suo progetto eterno, da degli indizi, delle tappe, delle visioni e quanto basta per sopperire alla necessità dei suoi figli, ma non troppo.
Spiragli profetici dalla Genesi all'Apocalisse
Un esempio: Dio sa fin dall'inizio che l'uomo per crescere deve perdersi e che Lui stesso deve farsi uomo e morire per lui, per condurlo al suo destino eterno. Da questo vediamo che Dio ci vuole e ha bisogno di noi, altrimenti non intraprende un progetto del genere. Anche noi abbiamo bisogno di Lui ma lo impariamo solo nel tempo, tramite esperienza. Dio ci aiuta in questo dandoci degli spiragli e strumenti profetici tramite i quali possiamo vedere oltre alla nostra condizione temporanea. Nella Genesi il sacrificio dell'agnello di Abele era un tale strumento, un simbolo e una profezia messianica. Si basava sul fatto che Dio stesso muore per il peccato umano e da riconciliazione. Questa riconciliazione, sebbene già reale in Dio, si manifestò nel tempo circa quattromila anni dopo, in Gesù. “Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse: Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” [6]
Dall’inizio alla fine la Bibbia è cosparsa di tali simboli, strumenti e profezie che indicano le tappe della storia umana, l'intervento salvifico di Dio e la finale realizzazione del suo progetto. Fin dall'inizio è esistita questa promessa di salvezza, di vita eterna, di giustizia universale e redenzione del mondo. Le profezie messianiche sono centinaia e sparse in tutto l'antico testamento, dalla Genesi ai libri profetici, che ne racchiudono una buona parte. Gesù citò spesso i profeti e nella preghiera che lui insegnò, quella più recitata da milioni di cristiani in tutto il mondo, si trova la frase “venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. [7] E' un riferimento diretto alle profezie di Daniele in cui i vari imperi del mondo furono predetti, così come la loro dissoluzione e la discesa del regno di Dio in terra, come in cielo. Questo evento rivelato a Daniele, è poi ripreso ed elaborato da Gesù e si trova in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21. Anche l'apostolo Paolo ebbe delle rivelazioni e le incluse nelle sue epistole, ma la rivelazione per eccellenza che Gesù diede all'apostolo Giovanni fu l'Apocalisse. E' l'ultimo libro della Bibbia e quel regno per cui Gesù invitò a pregare è descritto ancora più dettagliatamente nei suoi ultimi capitoli. E' il gran finale della strabiliante sinfonia di Dio e quello in cui tutti i credenti hanno sperato. Una speranza consistente, per via delle garanzie e autenticazioni che Dio ci ha dato.
Il cuore delle profezie
Come la parte centrale del messaggio profetico nell'antico testamento non fu il susseguirsi di guerre e imperi predetti secoli o millenni prima, ma fu Cristo – e fu Lui che tutte le profezie messianiche annunciavano e che i riti, sacrifici, e funzioni religiose dell'Antico Testamento indicavano. Per questo Gesù disse “non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire” [8] Col suo sacrificio finale si adempì tutto e così l'Antica religione, con le sue figure profetiche fu compiuta. Perfino la cortina del tempio si squarciò, rivelando che l'arca del patto non c'era più e il tempio stesso fu di lì a poco distrutto irrimediabilmente. La profezia che percorreva dalla Genesi alle disposizioni Mosaiche, aveva finalmente incontrato la sua realizzazione.
Anche la parte finale del messaggio profetico, sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento, quella ancora in sospeso e per cui aspettiamo, non ha tanto a che fare con quegli eventi predetti per gli ultimi anni, come l'anticristo e le varie tribolazioni che il mondo affronterà. La parte centrale di queste è il ritorno di Gesù, che inaugurerà il suo regno in terra come è in cielo. Questo è quello che Gesù ci chiede di desiderare e invocare. Le profezie messianiche, in parte adempiute in Gesù duemila anni fa, si completeranno con il suo ritorno e il realizzarsi del suo regno in terra.
Un elemento importante di quel lieto fine, e che sfida la nostra comprensione, sono le nozze dell'Agnello, quel gran finale cui sono dedicate le ultime frasi della Bibbia. Il linguaggio nuziale, uno dei preferiti in vari messaggi profetici dove Dio descrive il suo rapporto col suo popolo, diventa molto specifico in queste ultime righe. I teologi hanno discusso a lungo se si tratta per lo più di una semplice metafora, o di una vera e propria indicazione dello scopo per cui Dio ci ha creati.
In un certo qual modo in quel giorno ci sarà uno sposalizio fra la dimensione terrena e quella celeste, fra il temporale e l'eternità. La bibbia ci dice che saremo trasformati e che saremo come Lui e lo vedremo come Lui è. Finora è stato lui a diventare come noi per capirci e comunicare con noi. In quel giorno saremo noi a essere finalmente come lui. [9] E per cosa? Per unirci a lui in matrimonio? Una metafora? Forse, ma molto adatta, perché il progetto di Dio sarà completo quando Dio si sarà unito e propagato con noi.
E che ne sarà di chi non l'ha conosciuto, quelli che non sono nati di nuovo o che l'hanno addirittura rigettato? La bibbia ci parla di vari stadi che l'umanità dovrà ancora attraversare e parla di popoli e nazioni che vivranno fuori dalla città celeste, ma in un mondo migliore. In quella città celeste, è scritto, “v’era l’albero della vita, che fa dodici frutti, rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le fronde dell’albero sono per la guarigione delle genti.” [10] Non vorrei speculare oltremodo su cosa siano le fronde e su quando questo avverrà, ma una cosa sembra certa, che Dio continuerà a cercare di guarire e salvare ogni popolo e nazione. Forse questo è anche il nostro compito, siccome Lui chiede a chiunque dice di amarlo, di amare anche il suo prossimo. Se Dio è amore, e lo è, allora lui non sarà soddisfatto fino a che ogni sua creatura è redenta... e nemmeno noi dovremmo esserlo.
Chiudo quindi così questo metodo, con questo invito ai lettori a non essere soddisfatti con la mera comprensione della Bibbia, la sua storia, teologia ed escatologia, e neanche con una relazione intima e profonda con Dio, che è ciò che soddisfa più di ogni altra cosa; ma invito chi legge a farsi partecipe del progetto e desiderio di Dio, e far si che tramite la loro semplice testimonianza anche altri possano conoscerlo. [11]
1. Vangelo di Giovanni 8; 58
2. Seconda epistola di Pietro 1; 4
3. Seconda epistola ai Corinzi 4; 18
4. Apocalisse 19; 10
5. Vangelo di Giovanni 3; 6,7
6. Vangelo di Giovanni 1; 29
7. Vangelo di Matteo 6; 10
8. Vangelo di Matteo 5; 17
9. Prima epistola di Giovanni 3; 2
10. Apocalisse 22; 2
11. Epistola agli Ebrei 8; 11
Qualsiasi metodo per lo studio Biblico non sarebbe completo se non includesse anche l’aspetto escatologico. Eccoci quindi alla nostra sesta e ultima parte dedicata per l'appunto ai profeti e alle profezie. Premetto che sarà un approccio diverso da quello usato in precedenza perché l'argomento non si limita a un singolo testamento o sezione della Bibbia, ma attraversa invece l'intero libro. Abbiamo finora guardato al passato, la storia, i vari insegnamenti biblici e la loro attinenza al presente, ma ora guarderemo al futuro. La bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse, riporta una miriade d’illustrazioni e messaggi profetici che indicano un progetto divino completo. Guarderemo ora al suo compimento e come le profezie lo descrivono.
Prima che Abramo fosse, io sono
Per capire come funziona la profezia bisogna innanzitutto renderci conto che Dio non è limitato dalla nostra cognizione di tempo, ma vede il passato, presente e futuro come se fossero un’unica cosa. Per lui non c'è bisogno di guardare avanti o indietro nel tempo, perché lui è “presente” in ogni momento. Gesù descrisse questa caratteristica di Dio nella frase: “In verità io vi dico, che avanti che Abramo fosse nato, io sono.” [1]
Sebbene la fisica offra delle spiegazioni teoriche e razionali sulla manipolazione del tempo, la fede rimane l'unica via perché si basa su informazioni ricevute da chi ha creato e non è limitato dal tempo. Solo per fede possiamo sapere che Dio ha decretato la nostra dimensione temporale semplicemente chiamandola in esistenza. Che ci ha dato il libero arbitrio, la libertà di scegliere il nostro futuro, ma che allo stesso tempo lo vede come se fosse già avvenuto. Quello che per noi è un controsenso, non lo è per Lui e perciò la fede nelle sue parole, specialmente quelle profetiche, è determinante. Sono queste, infatti, che ci conducono oltre i limiti della ragione e ci rendono partecipi della sua natura. L'apostolo Pietro lo spiegò così “ci son donate preziose e grandissime promesse affinché per esse voi siate fatti partecipi della natura divina” [2].
Molte di queste promesse si trovano nei libri profetici dell'Antico Testamento, ma non solo. L'intera Bibbia è, infatti, cosparsa di spiragli sul futuro e dettagli sul programma di Dio. I salmi di Davide, per esempio, sono dei canti di lode senza pretese profetiche, eppure contengono dozzine di profezie messianiche. E impossibile quindi fare una lista dei capitoli profetici da studiare. Sarebbe inoltre impossibile dare un'adeguata introduzione al tema e lasciare che ognuno se lo studi per conto suo, come abbiamo fatto con le altre parti della Bibbia. I dettagli delle centinaia di profezie che scorrono le migliaia di anni di storia, sono semplicemente troppi. Ci sarebbe da identificare quali profezie sono state adempiute nella storia e quali invece riguardano il nostro futuro. Certe profezie poi sono chiare e specifiche, mentre altre sono criptiche e la loro interpretazione è ancora speculativa. Solo il tempo confermerà o no le varie ipotesi in campo. In ogni modo, per non appesantire il formato finora adottato, ho deciso di tralasciare sia i dettagli di eventi passati, sia le teorie sul futuro e guardare invece al quadro più ampio del disegno profetico. Credo che, a sua volta, questo faciliterà in ogni modo un eventuale approfondimento.
Cominciando dalla Genesi, vediamo che c'è un progetto in cui Dio crea una dimensione materiale, il che implica il tempo, poi si proietta in essa attraverso l'uomo e la donna, creati a sua immagine. Il progetto inizia fuori dal tempo, nella mente di Dio, ed è destinato a concludersi nell'eternità, quindi di là dalla nostra cognizione di vita. Nel tempo non c'è niente di completo e ogni giudizio che non prenda in considerazione il non tempo è assolutamente inadeguato. L'apostolo Paolo lo afferma con queste parole “mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono son solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.” [3] Ecco quindi il contesto escatologico in cui ogni cosa può essere giustamente collocata e valutata. Solo Dio però lo vede per intero e può dirci come comportarci in relazione ad esso.
La comunicazione profetica adempie questa funzione e “La testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia.” [4] Le sue parole ci insegnano che la vita terrena fa parte di un disegno, di cui la nostra nascita fisica ne è solo l'inizio, e che c'è la possibilità di nascere anche spiritualmente, di una successiva crescita, eventuale maturità e di vita oltre al tempo. Gesù lo spiegò così “Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo.” [5] Questa è la grande opportunità e scopo di questa vita, quello di diventare creature spirituali ed eterne che vivranno con lui per sempre in quella dimensione eterna di là di quella virtuale del tempo. Quest’opportunità è soggetta al nostro libero arbitrio e non c'è imposta da Dio. In questo senso diventiamo partecipi nella nostra stessa creazione tramite le scelte che facciamo.
Il libero arbitrio e la rivelazione
La parte più importante della sua creazione non è quella materiale, temporanea, ma quella spirituale, eterna. In un certo qual modo siamo programmati a vita eterna perché creati a sua immagine, ma il programma deve seguire il suo decorso altrimenti non funziona. La vita, la gioia, la sofferenza e la morte fanno tutte parte del decorso tramite il quale scegliamo e ci autodeterminiamo. Nella nostra scuola di vita dobbiamo vivere ogni momento per quello che ci porta e scegliere secondo gli elementi a nostra disposizione in quel momento. Se sapessimo tutto in anticipo, questo ci deruberebbe del progresso di cui abbiamo bisogno. Come con un esame a scuola, se lo copiassimo, otterremmo dei buoni voti, ma non saremmo in grado di usare una conoscenza sottratta sommariamente e non imparata. Per noi questa dimensione temporale è determinante al completamento della nostra stessa creazione e scelta di quel destino che va di là dal tempo.
Per questo Dio cela il futuro e ci rende incapaci di vederlo. Ma per chi è nato di nuovo, per chi è arrivato al punto di chiedersi la ragione del tutto, per chi ha fame di Dio, per chi cerca le cose che non si vedono e sono eterne, Dio da una testimonianza... lo spirito profetico di Gesù. Dio racconta il suo progetto eterno, da degli indizi, delle tappe, delle visioni e quanto basta per sopperire alla necessità dei suoi figli, ma non troppo.
Spiragli profetici dalla Genesi all'Apocalisse
Un esempio: Dio sa fin dall'inizio che l'uomo per crescere deve perdersi e che Lui stesso deve farsi uomo e morire per lui, per condurlo al suo destino eterno. Da questo vediamo che Dio ci vuole e ha bisogno di noi, altrimenti non intraprende un progetto del genere. Anche noi abbiamo bisogno di Lui ma lo impariamo solo nel tempo, tramite esperienza. Dio ci aiuta in questo dandoci degli spiragli e strumenti profetici tramite i quali possiamo vedere oltre alla nostra condizione temporanea. Nella Genesi il sacrificio dell'agnello di Abele era un tale strumento, un simbolo e una profezia messianica. Si basava sul fatto che Dio stesso muore per il peccato umano e da riconciliazione. Questa riconciliazione, sebbene già reale in Dio, si manifestò nel tempo circa quattromila anni dopo, in Gesù. “Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse: Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” [6]
Dall’inizio alla fine la Bibbia è cosparsa di tali simboli, strumenti e profezie che indicano le tappe della storia umana, l'intervento salvifico di Dio e la finale realizzazione del suo progetto. Fin dall'inizio è esistita questa promessa di salvezza, di vita eterna, di giustizia universale e redenzione del mondo. Le profezie messianiche sono centinaia e sparse in tutto l'antico testamento, dalla Genesi ai libri profetici, che ne racchiudono una buona parte. Gesù citò spesso i profeti e nella preghiera che lui insegnò, quella più recitata da milioni di cristiani in tutto il mondo, si trova la frase “venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. [7] E' un riferimento diretto alle profezie di Daniele in cui i vari imperi del mondo furono predetti, così come la loro dissoluzione e la discesa del regno di Dio in terra, come in cielo. Questo evento rivelato a Daniele, è poi ripreso ed elaborato da Gesù e si trova in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21. Anche l'apostolo Paolo ebbe delle rivelazioni e le incluse nelle sue epistole, ma la rivelazione per eccellenza che Gesù diede all'apostolo Giovanni fu l'Apocalisse. E' l'ultimo libro della Bibbia e quel regno per cui Gesù invitò a pregare è descritto ancora più dettagliatamente nei suoi ultimi capitoli. E' il gran finale della strabiliante sinfonia di Dio e quello in cui tutti i credenti hanno sperato. Una speranza consistente, per via delle garanzie e autenticazioni che Dio ci ha dato.
Il cuore delle profezie
Come la parte centrale del messaggio profetico nell'antico testamento non fu il susseguirsi di guerre e imperi predetti secoli o millenni prima, ma fu Cristo – e fu Lui che tutte le profezie messianiche annunciavano e che i riti, sacrifici, e funzioni religiose dell'Antico Testamento indicavano. Per questo Gesù disse “non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire” [8] Col suo sacrificio finale si adempì tutto e così l'Antica religione, con le sue figure profetiche fu compiuta. Perfino la cortina del tempio si squarciò, rivelando che l'arca del patto non c'era più e il tempio stesso fu di lì a poco distrutto irrimediabilmente. La profezia che percorreva dalla Genesi alle disposizioni Mosaiche, aveva finalmente incontrato la sua realizzazione.
Anche la parte finale del messaggio profetico, sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento, quella ancora in sospeso e per cui aspettiamo, non ha tanto a che fare con quegli eventi predetti per gli ultimi anni, come l'anticristo e le varie tribolazioni che il mondo affronterà. La parte centrale di queste è il ritorno di Gesù, che inaugurerà il suo regno in terra come è in cielo. Questo è quello che Gesù ci chiede di desiderare e invocare. Le profezie messianiche, in parte adempiute in Gesù duemila anni fa, si completeranno con il suo ritorno e il realizzarsi del suo regno in terra.
Un elemento importante di quel lieto fine, e che sfida la nostra comprensione, sono le nozze dell'Agnello, quel gran finale cui sono dedicate le ultime frasi della Bibbia. Il linguaggio nuziale, uno dei preferiti in vari messaggi profetici dove Dio descrive il suo rapporto col suo popolo, diventa molto specifico in queste ultime righe. I teologi hanno discusso a lungo se si tratta per lo più di una semplice metafora, o di una vera e propria indicazione dello scopo per cui Dio ci ha creati.
In un certo qual modo in quel giorno ci sarà uno sposalizio fra la dimensione terrena e quella celeste, fra il temporale e l'eternità. La bibbia ci dice che saremo trasformati e che saremo come Lui e lo vedremo come Lui è. Finora è stato lui a diventare come noi per capirci e comunicare con noi. In quel giorno saremo noi a essere finalmente come lui. [9] E per cosa? Per unirci a lui in matrimonio? Una metafora? Forse, ma molto adatta, perché il progetto di Dio sarà completo quando Dio si sarà unito e propagato con noi.
E che ne sarà di chi non l'ha conosciuto, quelli che non sono nati di nuovo o che l'hanno addirittura rigettato? La bibbia ci parla di vari stadi che l'umanità dovrà ancora attraversare e parla di popoli e nazioni che vivranno fuori dalla città celeste, ma in un mondo migliore. In quella città celeste, è scritto, “v’era l’albero della vita, che fa dodici frutti, rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le fronde dell’albero sono per la guarigione delle genti.” [10] Non vorrei speculare oltremodo su cosa siano le fronde e su quando questo avverrà, ma una cosa sembra certa, che Dio continuerà a cercare di guarire e salvare ogni popolo e nazione. Forse questo è anche il nostro compito, siccome Lui chiede a chiunque dice di amarlo, di amare anche il suo prossimo. Se Dio è amore, e lo è, allora lui non sarà soddisfatto fino a che ogni sua creatura è redenta... e nemmeno noi dovremmo esserlo.
Chiudo quindi così questo metodo, con questo invito ai lettori a non essere soddisfatti con la mera comprensione della Bibbia, la sua storia, teologia ed escatologia, e neanche con una relazione intima e profonda con Dio, che è ciò che soddisfa più di ogni altra cosa; ma invito chi legge a farsi partecipe del progetto e desiderio di Dio, e far si che tramite la loro semplice testimonianza anche altri possano conoscerlo. [11]
1. Vangelo di Giovanni 8; 58
2. Seconda epistola di Pietro 1; 4
3. Seconda epistola ai Corinzi 4; 18
4. Apocalisse 19; 10
5. Vangelo di Giovanni 3; 6,7
6. Vangelo di Giovanni 1; 29
7. Vangelo di Matteo 6; 10
8. Vangelo di Matteo 5; 17
9. Prima epistola di Giovanni 3; 2
10. Apocalisse 22; 2
11. Epistola agli Ebrei 8; 11
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